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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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LA RIVOLTA <strong>DI</strong> PALERMO DEL 1647.-<br />

L’ultimo decennio della guerra dei trent’anni è terribile in Europa, per<br />

crisi pol<strong>it</strong>iche ed economiche.<br />

Si comincia a capire che la Spagna perderà la guerra e molti nobili cominciano a<br />

mostrare simpatie per i francesi.<br />

Il vicerè è il marchese de Los Velez, uomo per niente adatto alla necess<strong>it</strong>à del<br />

momento, che si vanta di avere comprato il t<strong>it</strong>olo di vicerè per lucro, e che vedendo<br />

avvicinare la minaccia della rivolta, chiede sub<strong>it</strong>o di essere dest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o per tornarsene in<br />

Spagna.<br />

L’ag<strong>it</strong>azione crescente non è un malessere pol<strong>it</strong>ico, ma economico; troppo denaro è<br />

stato speso per la guerra; troppi nobili vivono di cred<strong>it</strong>o e molti deb<strong>it</strong>i sono inesigibili.. Ciò<br />

rende i prest<strong>it</strong>i troppo onerosi e le tasse da pagare, soltanto alle classi più povere.<br />

ai c<strong>it</strong>tadini meno abbienti va ridotto; ma convincere chi può pagare, risulta<br />

impossibile. Chi distribuisce le tasse nelle c<strong>it</strong>tà sono gli esponenti più eminenti della<br />

società che dovrebbero pagare, impossibile!<br />

La rivolta è un atto spontaneo del popolo, dovuto alla reale fame che attanaglia la<br />

c<strong>it</strong>tà. Due raccolti consecutivi di grano sono andati perduti e questo è il primo segnale<br />

d’allarme; delle derrate disponibili chi può ne fa incetta. Il grano scompare letteralmente<br />

dal mercato. Nel 1644 è necessario peggiorare la qual<strong>it</strong>à del pane, nel 1646 ancora<br />

peggio. A Messina le autor<strong>it</strong>à bloccano lo stretto e sequestrano tutte le navi cariche di cibo<br />

cui possono mettere le mani; lo stesso è per Siracusa, ma questo grano è diretto dove ?<br />

dove mancherà?<br />

Si comincia a ridurre la razione di pane sovvenzionato e questo crea i primi tumulti.<br />

Temendo il peggio Palermo tenta di tenere il pane municipale al vecchio prezzo e peso,<br />

conseguentemente una massa d’affamati dalle altre c<strong>it</strong>tà e dalle campagne si riversa in<br />

c<strong>it</strong>tà, determinando così una pressione insostenibile sulle riserve.<br />

Nel 1547 forti piogge distruggono il raccolto; è necessario seminare di nuovo; ma<br />

pochi contadini hanno conservato le sementi. In marzo-aprile c’è una terribile sicc<strong>it</strong>à.<br />

In c<strong>it</strong>tà si comincia a morire di fame, di malattie. L’arcivescovo di Palermo ordina<br />

che tutti i c<strong>it</strong>tadini debbono fare atto di pen<strong>it</strong>enza; chi non lo fa rischia una grossa multa. Si<br />

vede gente d’ogni rango e categoria sociale girare per la c<strong>it</strong>tà incoronati di spine, portando<br />

dei teschi, che si flagella con catene di ferro; le processioni durano giornate intere.<br />

La principessa di Trabia dà aiuto e ristoro ad una processione di prost<strong>it</strong>ute, nella sua<br />

casa.<br />

In maggio la razione di pane non può essere mantenuta, allora le processioni<br />

cambiano movente e sono meno pen<strong>it</strong>enti e più protestanti.<br />

Le campane cominciano a chiamare la gente in strada, si aprono le prigioni, si<br />

incendia il municipio, si demoliscono gli uffici del dazio.<br />

L’arcivescovo terrorizzato arma il suo codazzo di preti, alcuni nobili tentano di<br />

calmare il popolo lanciando soldi dai loro balconi sulla folla, la maggior parte di costoro<br />

lascia o ha già da tempo lasciato la c<strong>it</strong>tà e si è rifugiato in campagna; le forze dell’ordine<br />

sono così senza guida.<br />

I protestanti hanno un capo, chiamato La Pilosa, assassino e condannato evaso,<br />

che ha un certo ascendente anche tra la malav<strong>it</strong>a c<strong>it</strong>tadina e del circondario. Chi si<br />

oppone a lui sono le corporazioni artigiane della c<strong>it</strong>tà che rappresentano la classe<br />

lavorativa privilegiata.<br />

Questi artigiani tendono di concentrarsi fra loro, e fra loro amministrano la giustizia,<br />

e la polizia di rado entra nei loro quartieri. Certamente i loro capi hanno fatto bene i conti:<br />

essi vivono con le commesse dei nobili e del governo, temono il dominio della plebe e il<br />

saccheggio, e poi non posseggono campagna dove rifugiarsi.-.

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