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STORIA DI UNA NAZIONE - Ortigia.it

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Come uomo di chiesa conosce bene gli uomini ed egli sa patteggiare con tutti,<br />

anche con i più sanguinari tagliagole, pur di averli dalla sua parte. Quando non riesce a<br />

tenerli a bada, finge di non vedere le ruberie, i soprusi, i del<strong>it</strong>ti, ma riesce sempre a<br />

condurli dove vuole lui. Mer<strong>it</strong>a rispetto quest’uomo; egli lotta per un regime che non mer<strong>it</strong>a<br />

niente e che la storia ha già condannato; ma l’uomo è di gran valore. Le sue gesta<br />

diventeranno leggenda: arrivano ingigant<strong>it</strong>e a Napoli proprio nel momento più delicato per<br />

la repubblica. I francesi hanno arrestato e poi mandato in esilio Lauberg; i napoletani<br />

fanno ostruzionismo alle prepotenze francesi, tanto lo sanno che Macdonald deve<br />

andarsene se non vuole restare imbottigliato dagli austriaci che scendono dal nord, anzi<br />

hanno già preso la Lombardia.<br />

I repubblicani continuano imperterr<strong>it</strong>i a governare decisi a lottare sul posto; le loro<br />

leggi contro il feudalismo non hanno modo di essere applicate, ma essi legiferano lo<br />

stesso, a getto continuo, sostenuti dalla penna di Eleonora e dal suo giornale.<br />

Quando il cardinale Ruffo si presenta nelle vicinanze, organizzano un corpo di<br />

spedizione al comando di un uomo altrettanto in gamba, il Duca Carafa, che, aiutato da<br />

pochi francesi rimasti, contrastano egregiamente questa “armata cristiana della santa<br />

fede” così si fa chiamare la banda Ruffo.<br />

Poi i francesi partono, richiamati verso Genova, e abbandonano Napoli al suo<br />

destino. La popolazione ne ha sentore ed è inquieta; tutti capiscono che il r<strong>it</strong>iro dei<br />

francesi scatenerà quelle forze reazionarie monarchiche che hanno tramato nell’ombra.<br />

Macdonald per calmare gli animi si presenta alla festa di San Gennaro; il santo si<br />

mostra reticente al miracolo, e solo con una pistola puntata alle costole del cardinale, il<br />

miracolo avviene e la repubblica riacquista cred<strong>it</strong>o agli occhi dei sudd<strong>it</strong>i.-.<br />

Tre giorni dopo i francesi vanno via, lasciando una piccola guarnigione a guardia del<br />

forte Sant’Elmo. Alcuni capi briganti offrono protezione e servizi per fermare Ruffo, ma il<br />

governo della c<strong>it</strong>tà dice chiaramente che non scende a patti con il del<strong>it</strong>to, dimostrando di<br />

che pasta sono fatti questi uomini; essi non scendono a patti con nessuno, rimanendo<br />

fedeli a loro stessi e alla loro idea.-.<br />

L’emergenza porta alla ribalta un altro protagonista: l’ammiraglio Caracciolo.<br />

Francesco Caracciolo - Ammiraglio<br />

Questi aveva, come Ruffo, segu<strong>it</strong>o i reali a Palermo, e anche lui c’era rimasto pochi<br />

giorni. Come ufficiale si sente umiliato non solo dalla fuga, ma anche dalla diffidenza della<br />

regina verso di lui, e dal disprezzo che Nelson mostra verso la marineria napoletana. Non<br />

è un democratico, ma un patriota e anche molto orgoglioso. Con la scusa di dover<br />

sbrigare affari suoi privati, ottiene il permesso di andare a Napoli, dove viene accolto con<br />

onori e inv<strong>it</strong>ato a collaborare con la repubblica. Rifiuta e si tiene sul suo per un po’ di<br />

tempo. Quando Nelson sbarca a Procida, lancia un proclama accusando gli inglesi di<br />

aver voluto il male della monarchia, obbligando il re a fuggire in Sicilia. Assume il<br />

comando del poco che resta della flotta napoletana, (dopo l’ordine del Pignatelli di<br />

affondare la flotta,) e con questi scarti affronta Nelson. Ottiene qualche risultato pos<strong>it</strong>ivo,<br />

ma non riesce ad impedire l’accerchiamento di Napoli con la conquista di Capri ed Ischia.<br />

Ora manca Ruffo che avanza appoggiato da truppe regolari che il Re gli ha<br />

mandato. In c<strong>it</strong>tà comincia la caccia al repubblicano. Gli orrori dei del<strong>it</strong>ti perpetrati sono la<br />

testimonianza che fino a quando i giacobini si appoggiano sulle baionette francesi,<br />

resistono bene, ma senza le baionette non tengono niente e il popolo non capisce questi<br />

idealisti ante tempora.-<br />

Ruffo si ferma chiedendo al Re di intervenire e fare cessare il massacro, la regina<br />

risponde in sua vece, di distruggere questo nido di serpi (o vermi). Ruffo allora prende<br />

l’iniziativa, manda degli emissari a trattare un armistizio con gli assediati di Castel Nuovo<br />

e di Castel dell’Ovo. E’ chiaro che questi non possono opporre nessuna resistenza, quindi<br />

è solo per offrire loro una via di scampo. La resa si firma il 23 giugno; ha l’avvallo del<br />

generale francese Mejean, comandante del piccolo contingente rimasto a Sant’Elmo; ha

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