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Relazione finale SSIS Filosofia e Storia - DarioDanti.it

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amorosa vissuta da Julie sarà cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dalla scissione-tensione fra l'amore di sé, l'amore-passione<br />

per Saint-Preux e, nelle successive parti dell'opera, l'amore coniugale per il signore di Wolmar 54.<br />

Più volte la richiesta di Julie sarà quella di volere da Saint-Preux la separazione 55, per ev<strong>it</strong>are<br />

che la vicinanza e la relazione possa turbare la sua tranquilla v<strong>it</strong>a. Anche se lui accetterà, il<br />

turbamento di entrambi sarà aggravato proprio per la lontananza e accentuerà il male amoroso<br />

dovuto alla perd<strong>it</strong>a e all'aumento smisurato dell'amore-passione 56.<br />

Dopo varie viciss<strong>it</strong>udini una seconda separazione porterà Saint-Preux a Parigi, nella società,<br />

collocato, così, «con segreto orrore in questo vasto deserto del mondo» 57. La prima cr<strong>it</strong>ica<br />

riguarda il «costume sociale» tipico che è simbolo di assenza di trasparenza, evidente<br />

significazione di un altro tema caro a Rousseau, ossia la tensione fra apparire ed essere 58. E<br />

connesso a questo anche la deflagrante questione sociale: «In realtà Parigi è probabilmente la<br />

c<strong>it</strong>tà nella quale le fortune sono più disuguali, dove insieme regnano la più festosa opulenza e<br />

la miseria più deplorevole» 59 . Anche su questo aspetto Saint-Preux va a fondo evidenziando<br />

come l'interesse individuale sia anteposto al bene comune 60. Il precettore non vuole in nessun<br />

modo cr<strong>it</strong>icare, fare satira o, semplicemente, analizzare i parigini in quanto parigini, ma,<br />

piuttosto, gli ab<strong>it</strong>anti di una grande c<strong>it</strong>tà per indagare a fondo dove s'annida il vizio, il male<br />

dell'uomo:<br />

«Io non studio i parigini, bensì gli ab<strong>it</strong>anti d'una grande c<strong>it</strong>tà, e non so se quello che vedo non si addica a<br />

Roma o a Londra non meno che a Parigi. Le regole della morale non dipendono dal costume dei popoli;<br />

così nonostante i pregiudizi imperanti, sento benissimo ciò che è male in sé; ma codesto male non so se<br />

prima, lettera X, p. 65). «Ah sì, senza dubbio, tocca a voi regolare i nostri destini; non è un dir<strong>it</strong>to che vi concedo, è una<br />

giustizia che vi domando; la vostra ragione deve risarcirmi del male che avete fatto alla mia» (NE, Parte prima, lettera<br />

XII, p. 67).<br />

54 Si veda, per meglio comprendere la successione di questi sentimenti, l'introduzione di Elena Pulcini, J.-J.<br />

Rousseau: l'immaginario e la morale, all'edizione c<strong>it</strong>ata della Nuova Eloisa, in particolare il secondo paragrafo Amorepassione<br />

e amore di sé, pp. XV-XXV. Inoltre, sempre di Pulcini, Amour-passion e amore coniugale. Rousseau e<br />

l'origine di un confl<strong>it</strong>to moderno, Marsilio, Venezia 1990. Di notevole interesse, e sotto la luce della faiblesse, la<br />

ricostruzione della vicenda amorosa di Julie e Saint-Preux in R. Gatti, L'enigma del male, c<strong>it</strong>., pp. 76-102.<br />

55 NE, Parte prima, lettera XV, pp. 76-7.<br />

56 «Il sentimento dei miei mali s'inasprisce continuamente lontano da voi, e come se non ne avessi abbastanza per<br />

opprimermi, vado fabbricandomene di incerti per irr<strong>it</strong>are tutti gli altri» (NE, Parte prima, lettera XIX, p. 81).<br />

57 NE, Parte seconda, lettera XIV, p. 246.<br />

58 «Non occorre conoscere il carattere delle persone, ma soltanto i loro interessi per indovinare a un dipresso che cosa<br />

diranno su ogni cosa. Quando un uomo parla, non è lui ma per così dire è il suo ab<strong>it</strong>o che esprime un parere; e ne muterà<br />

senza tante storie mutando di stato [...] In questo modo nessuno mai dice cosa pensa, ma che cosa è opportuno che faccia<br />

pensare agli altri, e in loro l'apparente zelo per la ver<strong>it</strong>à non è mai altro che la maschera dell'interesse» (Ivi, p. 249). E<br />

ancora, più avanti, la frase usata è lapidaria ed esemplificativa: «Finora non ho visto che maschere; quando mai potrò<br />

vedere volti umani?» (Ivi, p. 251).<br />

59 Ivi, p. 248.<br />

60 Ivi, p. 250.<br />

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