Relazione finale SSIS Filosofia e Storia - DarioDanti.it
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ovvio, rassicurante, non problematico, naturale» 24.<br />
La cava di Pirandello. La stessa meraviglia e lo stesso stupore accompagnano il viaggio di<br />
Ciàula, giovane caruso sfruttato in una miniera di zolfo. La sua giornata inizia al pozzo la<br />
mattina e finisce a casa la sera: il suo mondo è la galleria buia, illuminata da una lucerna ad olio.<br />
Durante la notte Ciàula dorme. Ha paura della notte da quando, una volta, dopo un incidente,<br />
è usc<strong>it</strong>o dalla miniera e ha trovato il «bujo della notte»: un buio che non conosceva. Da allora<br />
la paura di quel buio lo tormenta. Fino a una notte particolare quando, per caso, uscendo dalla<br />
zolfara, restò stup<strong>it</strong>o e meravigliato dalla visione della Luna [«Restò – appena sbucato all'aperto<br />
– sbalord<strong>it</strong>o. Il carico gli cadde dalle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in<br />
quella chiar<strong>it</strong>à d'argento. Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano di silenzio, gli<br />
stava di faccia la Luna»]. Quel tipo di luce, non del sole, ma di luna gli reca «stupore»: uno<br />
stupore che lo libererà dall'angoscia, più che portarlo dall'ignoranza alla conoscenza della<br />
ver<strong>it</strong>à.<br />
Più che aprirci a degli interrogativi, il paragone pirandelliano della caverna ha un carattere<br />
affermativo: con la risal<strong>it</strong>a dalla cava, seppur faticosa, paurosa e dolorosa, si giunge all'usc<strong>it</strong>a da<br />
uno stato, quello dell'angoscia.<br />
La caverna di Saramago. Quello stesso sentimento di angoscia che tiene sospeso Cipriano<br />
Algor per tutto il romanzo di Saramago. Proprio perché l'idea di abbandonare la propria casa<br />
di campagna e il proprio lavoro per una v<strong>it</strong>a nel Centro è come un salto nel buio.<br />
Cipriano Algor ha sessantaquattro anni, è vedovo e fa il vasaio, commercia con il Centro.<br />
Suo genero, Marçal Gacho, ne ha appena trenta e svolge la mansione di guardiano, sempre al<br />
Centro. Il Centro è una sorta di c<strong>it</strong>tà nella c<strong>it</strong>tà che divora la c<strong>it</strong>tà, un universo in espansione,<br />
espressione fisica – e anche metaforica – di questa globalizzazione. Dentro il Centro «non<br />
manca niente»: ab<strong>it</strong>azioni, negozi, luoghi di svago, ospedali, come pure cim<strong>it</strong>ero, aria purificata,<br />
temperatura costante e ottimale. Tutto è controllato, spiato, sorvegliato. È il «meglio» che si<br />
possa desiderare contrapposto a un «fuori» di traffico, pericoli, delinquenza, inquinamento, ma<br />
anche di campagna. Proprio dove vivono Cipriano Algor, sua figlia Marta e Marçal.<br />
La storia ha inizio il giorno in cui al vasaio viene rifiutata la sol<strong>it</strong>a forn<strong>it</strong>ura di piatti e<br />
stoviglie di terracotta che il centro gli comprava da tempo. Il motivo? Sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e da altrettante<br />
di plastica: la terracotta “non tira più”. Così Cipriano sarà costretto a inventarsi un nuovo<br />
24 Ibidem, p. 161.<br />
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