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Relazione finale SSIS Filosofia e Storia - DarioDanti.it

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proprio questo vuol rappresentare e risulta ant<strong>it</strong>etica a quella di «servo della gleba». In questo<br />

modo, con Bloch, siamo in grado d'introdurre una rottura storiografica. Rispetto alla tradizione<br />

ottocentesca, infatti, non vi è più una grande e omogenea categoria di servi della gleba, ma<br />

un'articolazione dei vincoli e delle relazione tale che assistiamo ad una condizione differenziata<br />

di molti coltivatori delle campagne medievali per cui anche coloni liberi o piccoli proprietari<br />

(«allodieri») potevano vedere modificato lo status della propria condizione e, dunque, rientrare<br />

in una relazione servile.<br />

3. Classi e governo: la nobiltà e «le giustizie»<br />

Un'altra idea-forza del libro è la riflessione sulla nobiltà. Bloch esordisce sostenendo che<br />

ogni classe dominante non è automaticamente una nobiltà: necess<strong>it</strong>a «anz<strong>it</strong>utto, uno statuto<br />

giuridico suo proprio, il quale confermi e materializzi la superior<strong>it</strong>à cui essa pretende; in<br />

secondo luogo, che tale statuto si perpetui per via ered<strong>it</strong>aria» [Bloch, p. 323]. I primi lineamenti<br />

dell'ist<strong>it</strong>uzione nobiliare si cominciarono a profilare dal XII secolo, consolidandosi nel secolo<br />

successivo, quando feudo e vassallaggio erano in declino. La prima età feudale l'aveva ignorata,<br />

tanto che «diversi sensi» venivano attribu<strong>it</strong>i alla parola «nobile»: dal possesso di un allodio<br />

all'esercizio del vassallaggio mil<strong>it</strong>are; nei fatti una posizione dominante poteva essere sufficiente<br />

per avere il nome.<br />

Fatte queste premesse Bloch descrive in maniera estremamente accurata la v<strong>it</strong>a nobile,<br />

soffermandosi, in segu<strong>it</strong>o, sui mutamenti nell'organizzazione sociale evidenziando come il<br />

«mestiere delle armi» si andava sempre più circoscrivendo ad una él<strong>it</strong>e formata principalmente<br />

da signori e vassalli. Questa specializzazione sarebbe confermata dall'affermarsi, a partire<br />

dall'XI secolo, di una nuova cerimonia secondo la quale si poteva accedere al mestiere: si tratta<br />

dell'«adoubement», derivante dal vocabolo francese dubban, che significa «colpire», proprio perché<br />

tale r<strong>it</strong>o d'iniziazione si concludeva con un colpo simbolico, uno schiaffo generalmente, che<br />

simboleggiava l'invest<strong>it</strong>ura. Lo sviluppo dell'adoubement a partire dal secolo successivo permette<br />

l'affermazione di una nuova classe basata su un vero e proprio status giuridico: la cavalleria. Se,<br />

dunque, fino all'XI secolo l'aggettivazione nobilis indicava in modo generico gli appartenenti ai<br />

«ceti dirigenti», con riferimento particolare alla loro ascendenza familiare o al ruolo sociale – e<br />

per essi possiamo parlare di «nobiltà di fatto» – con lo sviluppo e l'affermazione della cavalleria<br />

identifichiamo una nuova classe sociale, giuridicamente defin<strong>it</strong>a, che rappresenta la «nobiltà di<br />

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