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s.agata nel cuore - Catania per te

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La lunga sfilata dei cavalieri, nei ricchi costumi guerreschi dell’11° sec.,<br />

armi, s<strong>te</strong>mmi ed emblemi, facevano palpitare le dame su palchi e logge di<br />

casa. Tale rievocazione storica lasciò <strong>nel</strong>l’animo di tutti il più bell’entusiasmo.<br />

Il 2 febbraio 1436 si rievocarono altre cavalca<strong>te</strong> storiche, fra cui l’ingresso<br />

in città <strong>per</strong> Porta di Aci, di Alfonzo d’Aragona “il Magnifico”, creatore della<br />

prima Università catanese, la prima in Sicilia.<br />

INNI, FUOCHI, ARTE CULINARIA ED ALTRO<br />

La sera del 3 febbraio in piazza Duomo, proprio innanzi Palazzo dei<br />

Chierici, vengono cantati, accompagnati da una grande orchestra, dalle corali<br />

cittadine gli inni (come consuetudine sono parecchi, di cui solo tre vengono<br />

eseguiti prima dell’accensione dei fuochi piro<strong>te</strong>cnici) dedicati alla Santa<br />

Martire catanese.<br />

I fuochi piro<strong>te</strong>cnici duran<strong>te</strong> la festa di Sant’Agata, oltre ad esprimere la<br />

gioia dei fedeli, assumono un significato particolare, <strong>per</strong>ché ricordano la<br />

Patrona martirizzata sulla brace, sempre vigile sul fuoco dell’Etna ed incendi.<br />

Di essi, quelli riconosciuti più importanti dal popolo catanese, vengono<br />

accesi in piazza Duomo la sera del 3 febbraio, la sera del 4 febbraio in piazza<br />

Palestro, il pomeriggio del 5 in piazza Duomo, la sera del 5 febbraio in piazza<br />

Borgo, la not<strong>te</strong> del 5 febbraio presso la fine della salita di Sangiuliano.<br />

Davanti al Sacro Carcere, dirimpetto alla finestra della cella di Sant’Agata,<br />

vi è un’aiuola con un ulivo, a duraturo ricordo di un’altra leggenda<br />

riguardan<strong>te</strong> Sant’Agata che, ferita, giaceva a <strong>te</strong>rra <strong>nel</strong>la cella, tormentata tutto<br />

il giorno dal sole, e dai freddi venti di tramontana duran<strong>te</strong> le ore della not<strong>te</strong>.<br />

Sotto le mura del carcere vi era un vecchissimo ulivo ormai secco e<br />

logoro che non produceva più da <strong>te</strong>mpo foglie e frutti, quindi, doveva essere<br />

abbattuto. Si narra che <strong>per</strong> alleviare le sofferenze di Sant’Agata, l’ulivo<br />

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