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s.agata nel cuore - Catania per te

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La Santa oggi indossa un ricchissimo manto a<strong>per</strong>to sul davanti ed ornato di<br />

tralci di vi<strong>te</strong> e ghirlande di fiori smaltati è fiancheggiata da due angeli<br />

inginocchiati, in argento dorato. L’effetto cromatico è accresciuto dagli<br />

incarnati su cui è stata dis<strong>te</strong>sa una coloritura naturalistica.<br />

Uno spor<strong>te</strong>llo munito di cerniere, <strong>per</strong>met<strong>te</strong> una <strong>per</strong>iodica ispezione dei<br />

resti. All’in<strong>te</strong>rno del Busto Reliquiario vi è una campana che racchiude la<br />

cassa toracica, con<strong>te</strong>nen<strong>te</strong> 3 involucri (in uno tut<strong>te</strong> le ver<strong>te</strong>bre della schiena, in<br />

un altro le ossa del bacino e della spalla, <strong>nel</strong>l’ultimo vi sono tut<strong>te</strong> le s<strong>te</strong>cche<br />

del petto), mentre in una cavità della <strong>te</strong>sta è riposto il <strong>te</strong>schio.<br />

Al centro del collo vi è un bordo in<strong>te</strong>rno, su cui è collocato un vetro che<br />

forma diagramma ove si poggiò il Santo Capo duran<strong>te</strong> l’ultima ricognizione.<br />

Nel medioevo con Carlo Magno si ebbe una rinascita della statuaria e<br />

quindi l’affermarsi della figura umana limitatamen<strong>te</strong> alle rappresentazioni di<br />

Gesù, Maria e degli Apostoli.<br />

Il reliquiario di Sant’Agata non fu costruito <strong>nel</strong> 1376 ad Avignone,<br />

come si pensò in un primo momento, bensì <strong>nel</strong>le officine di Limoges, <strong>per</strong>ché<br />

il vescovo di <strong>Catania</strong> Marziale, monaco benedettino era nativo di Limoges e<br />

su ordine di Federico III Re di Sicilia era andato ad Avignone, allora<br />

residenza papale, <strong>per</strong> dar inizio alla costruzione del fercolo, tuttavia, <strong>nel</strong> 1375<br />

morì, prima di po<strong>te</strong>r dare inizio alla sua o<strong>per</strong>a, la quale fu poi fatta iniziare dal<br />

vescovo Elia, anche lui benedettino, nativo di Limoges, all’artista senese<br />

Giovanni di Bartolo. Nel 1377 scrigno e simulacro giunsero a <strong>Catania</strong>.<br />

A Siena già agli inizi del XIV sec. ebbe un posto preminen<strong>te</strong> l’oreficeria<br />

e gli orafi senesi giunsero in Francia, Spagna, Inghil<strong>te</strong>rra ecc. dove a contatto<br />

col gotico profusero la loro o<strong>per</strong>a. I loro reliquiari ebbero una<br />

carat<strong>te</strong>rizzazione così naturalistica da sembrare veri e propri ritratti come<br />

quello di Sant’Agata, il cui busto reliquiario fu realizzato in argento sbalzato,<br />

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