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s.agata nel cuore - Catania per te

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Nel 1943 sorse il problema di preservare in maniera seria il <strong>te</strong>soro di<br />

Sant’Agata, <strong>per</strong> cui, vennero indet<strong>te</strong> riunioni col Prefetto e varie Dignità<br />

ecclesiastiche. Il <strong>te</strong>soriere Giovanni Maugeri sos<strong>te</strong>neva energicamen<strong>te</strong> che<br />

tut<strong>te</strong> le cose preziose, compreso il <strong>te</strong>soro, dovessero trasportasi fuori città in<br />

un luogo sicuro e segreto, mentre altri erano d’opinione che qualsiasi luogo,<br />

seppur segreto, non sarebbe sfuggito alla cittadinanza. Il Prefetto Za<strong>nel</strong>li,<br />

invitato a visitare il <strong>te</strong>soro e ad esprimere la sua opinione, disse che, più delle<br />

bombe bisognava preoccuparsi dei ladri.<br />

A questo punto si procedet<strong>te</strong> alla scelta dei preziosi che, dopo essere<br />

stati inventariati, vennero nascosti <strong>nel</strong> luogo stabilito dall’ing. Raffaele Leone,<br />

archi<strong>te</strong>tto della fabbrica del Duomo, che propose la conservazione d’una<br />

par<strong>te</strong> di gran valore, compreso <strong>per</strong>gamene dell’archivio, in un nascondiglio<br />

all’in<strong>te</strong>rno del Duomo.<br />

Dopo i primi danni dell’aprile 1943 al Seminario arcivescovile,<br />

all’Arcivescovado ed alla casa del fercolo, con l’in<strong>te</strong>rnsificarsi dei<br />

bombardamenti, venne chiusa la Cat<strong>te</strong>drale ed i capitolari più anziani<br />

ripararono in un luogo sicuro, quindi, nei paesi vicini, requisendo ogni mezzo<br />

di locomozione. Da qui lo strozzinaggio di chi possedeva un proprio mezzo.<br />

Man mano che si diffondevano in città notizie di saccheggi, cresceva la<br />

preoccupazione dei devoti <strong>per</strong> le reliquie, <strong>per</strong> cui, incontrando i Capitolari li<br />

fermavano <strong>per</strong> chiedere cos<strong>te</strong>rna<strong>te</strong>: <br />

Alcuni suggerivano di dire all’Arcivescovo di non lasciarli in città, di met<strong>te</strong>rli<br />

in salvo, dato il loro valore millenario, <strong>per</strong>ché c’erano cose talmen<strong>te</strong> preziose<br />

che non era possibile rifare. Pochissimi sapevano che mons. Carciotto,<br />

Vicario Generale, aveva scelto come rifugio la casa canonica di Fleri,<br />

facendovi trasportare i Reliquiari, tranne il busto rico<strong>per</strong>to dai preziosi doni.<br />

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