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Già <strong>nel</strong> sec. V, papa Gelasio I at<strong>te</strong>sta l’esis<strong>te</strong>nza di una basilica a Roma<br />
dedicata a Sant’Agata, sempre a Roma papa Simmaco fonda una chiesa<br />
in<strong>te</strong>stata a lei, mentre il vescovo Giovanni at<strong>te</strong>sta a Ravenna l’esis<strong>te</strong>nza di una<br />
basilica intitolata alla vergine catanese. Più tardi, il generale Ricimero, duran<strong>te</strong><br />
un combattimento in Sicilia contro l’esercito di Genserico venne a<br />
conoscenza della fama di Agata, <strong>per</strong> cui, allorquando fece ritorno <strong>nel</strong>l’Italia<br />
set<strong>te</strong>ntrionale, volle intitolare a Sant’Agata dei Goti l’antica città sannita di<br />
Saticola, in<strong>te</strong>stando a Roma pure una basilica a Sant’Agata.<br />
A metà del VI sec. Sant’Agata la si riscontra in Istria (mosaici basilica di<br />
Parendo) quindi, a Ravenna, nei mosaici di S. Apollinare.<br />
Gli atti del martirio, <strong>nel</strong>la par<strong>te</strong> conclusiva, offrono importanti riscontri<br />
sulla diffusione del culto agatino, molto precoce, infatti, mentre si svolgevano<br />
i riti della tumulazione del corpo di Sant’Agata, apparve un giovane, seguito<br />
da cento fanciulli, che depose sul suo sepolcro la famosa scritta latina: Men<strong>te</strong><br />
santa, spontaneo onore a Dio e liberazione della patria.<br />
Questi atti costituiscono, quindi, un indubbio segno della precocità<br />
dell’irradiarsi del culto della vergine catanese.<br />
Infatti, già allora, i <strong>te</strong>stimoni oculari di questa visione non esitarono a<br />
divulgarla subito, tanto da indurre molti, cristiani e pagani, a venerarne il<br />
sepolcro con pellegrinaggi <strong>nel</strong> luogo che ne custodiva le preziose reliquie.<br />
Anche le <strong>te</strong>stimonianze archeologiche sembrano at<strong>te</strong>stare una<br />
diffusione immediata del culto <strong>per</strong> la martire da <strong>Catania</strong> verso la Sicilia<br />
occidentale, infatti, un’epigrafe latina risalen<strong>te</strong> al IV sec. rinvenuta a <strong>Catania</strong>,<br />
offre un’in<strong>te</strong>ressan<strong>te</strong> notizia relativa ad una bambina, di nome Iulia che,<br />
morta all’età di diciotto mesi, venne bat<strong>te</strong>zzata proprio in punto di mor<strong>te</strong> e<br />
tumulata in prossimità delle tombe dei martiri, mentre un’epigrafe greca<br />
rinvenuta ad Ustica e coeva alla preceden<strong>te</strong>, offre notizie della<br />
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