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Duran<strong>te</strong> il dominio romano, a <strong>Catania</strong> par<strong>te</strong> del monumento adibito a<br />
spettacoli venne ribassato onde evitare possibili scavalcamenti delle mura da<br />
par<strong>te</strong> dei nemici, <strong>per</strong> cui, è probabile che la fornace ove Agata fu arsa fosse<br />
stata allestita oltre la cortina difensiva.<br />
Un giovane vestito di seta con 100 uomini bellissimi vestiti di bianco<br />
seppellì il corpo di Sant’Agata, ma non è certo se fosse stata sepolta <strong>nel</strong>l’area<br />
devastata dal <strong>te</strong>rremoto, prima che, poco <strong>te</strong>mpo dopo po<strong>te</strong>sse divenire luogo<br />
di culto deputato alla sepoltura di una cristiana, oppure rimase lì, ove fu<br />
sepolta fin dal primo momento, fino alla legalizzazione del culto, secondo<br />
l’editto di tolleranza di Costantino del 313, o quello di Tessalonia del 380 che<br />
definì il Cristianesimo religione ufficiale di Stato, oppure si deve ricercare un<br />
altro luogo fuori città, infatti i Romani non seppellirono mai entro chiese,<br />
poiché era vietato dalla legge. Se le sue spoglie ebbero sis<strong>te</strong>mazione finale<br />
prima dell’editto, ciò avvene sotto l’im<strong>per</strong>atore Gallieno fra il 260 ed il 268.<br />
Sant’Agata la Ve<strong>te</strong>re sorge sull’area che fu il più antico luogo di culto<br />
agatino: in quello s<strong>te</strong>sso posto, infatti, <strong>nel</strong> 262, dieci anni dopo il martirio,<br />
sorgeva la prima edicola dedicata a Sant’Agata. Per sessant’anni, prima che<br />
Costantino consentisse ai cristiani il culto, il corpo fu <strong>te</strong>nuto nascosto fuori<br />
dalle mura cittadine. Nel 313 le spoglie furono trasla<strong>te</strong> in Sant’Agata la<br />
Ve<strong>te</strong>re, diventata prima cat<strong>te</strong>drale di <strong>Catania</strong>, subito dopo l’editto<br />
dell’im<strong>per</strong>atore romano Costantino e lì rimasero fino al 1040, quando il<br />
generale Maniace ne fece bottino di guerra. Sant’Agata la Ve<strong>te</strong>re, dove è<br />
conservato ancora il sarcofago originale in marmo di epoca pagana, scolpito<br />
col co<strong>per</strong>chio in tufo calcareo (di epoca pos<strong>te</strong>riore al sarcofago, rotto in due<br />
pezzi a causa del crollo della chiesa <strong>per</strong> il <strong>te</strong>rremoto) ed in stile cristiano<br />
bizantino-normanno, trovato sotto l’altare maggiore, che custodì le spoglie<br />
della Santa al rientro da Costantinopoli e la cassa di legno <strong>nel</strong>la quale furono<br />
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