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Tra i fragori degli spari, il fercolo viene caricato del prezioso scrigno con<br />
le reliquie e portato in processione <strong>per</strong> la città. Il giro del giorno 4, dura<br />
l’in<strong>te</strong>ra giornata, attraversa i luoghi del martirio e ri<strong>per</strong>corre le vicende della<br />
storia della Santuzza, che si intrecciano con quella della città: il Duomo, i<br />
luoghi del martirio, <strong>per</strong>corsi in fretta, senza sos<strong>te</strong>, quasi a evitare alla Santa il<br />
rinnovarsi del tris<strong>te</strong> ricordo. Una sosta viene fatta anche alla marina da cui i<br />
catanesi, addolorati e inermi, videro partire le reliquie <strong>per</strong> Costantinopoli.<br />
Poi una sosta alla colonna della pes<strong>te</strong> (Piazza Giovanni XXIII), che ricorda<br />
il miracolo compiuto da Sant’Agata <strong>nel</strong> 1743, quando la città fu risparmiata<br />
dall’epidemia. Il giro si conclude a not<strong>te</strong> fonda col ritorno in cat<strong>te</strong>drale.<br />
Nella mattinata del 5 febbraio, in Cat<strong>te</strong>drale viene celebrato il solenne<br />
pontificale, mentre al tramonto ha inizio la seconda par<strong>te</strong> della processione<br />
che si snoda <strong>per</strong> le vie del centro di <strong>Catania</strong>, attraversando anche il Borgo, il<br />
quartiere che accolse i profughi da Mis<strong>te</strong>rbianco dopo l’eruzione del 1669.<br />
Il momento più at<strong>te</strong>so è il passaggio <strong>per</strong> la via di San Giuliano, che <strong>per</strong> la<br />
pendenza è il punto più <strong>per</strong>icoloso di tutta la processione.<br />
Esso rappresenta una prova di coraggio <strong>per</strong> i “cittadini”, ma è in<strong>te</strong>rpretato<br />
anche, a seconda di come viene su<strong>per</strong>ato l’ostacolo, come un segno celes<strong>te</strong> di<br />
buono o cattivo auspicio <strong>per</strong> l’in<strong>te</strong>ro anno.<br />
Quando <strong>Catania</strong> riconsegna alla cameretta in cat<strong>te</strong>drale il reliquiario e lo<br />
scrigno, i sacchi bianchi non profumano più di bucato, i volti sono segnati<br />
dalla stanchezza, i muscoli fanno male, la voce è ridotta a un filo sottile.<br />
Ma la soddisfazione di aver portato in trionfo il corpo di Sant’Agata <strong>per</strong><br />
le vie della sua città riempie tutti di gioia e ripaga di tan<strong>te</strong> fatiche.<br />
Bisognerà aspettare la festa del 17 agosto, od un altro anno, <strong>per</strong> po<strong>te</strong>r<br />
vedere sorridere ancora una volta il viso buono della santa che fu martire <strong>per</strong><br />
la salvezza della fede e di <strong>Catania</strong>. Di tut<strong>te</strong> le fes<strong>te</strong> e solennità che un <strong>te</strong>mpo si<br />
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