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s.agata nel cuore - Catania per te

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Dalla par<strong>te</strong> an<strong>te</strong>riore al centro, il carro è anche provvisto di un gancio di<br />

trazione a balestra flessibile, mentre il baiardo in legno duro, infine, è la base<br />

portan<strong>te</strong> del fercolo, for<strong>te</strong> come l’omonimo cavallo del leggendario Rinaldo<br />

paladino realizzato da artigiani catanesi che avevano già mostrato la loro<br />

<strong>per</strong>izia anche <strong>nel</strong>le candelore.<br />

Nel 1944, il comitato delle fes<strong>te</strong>, fra cui il sovrin<strong>te</strong>nden<strong>te</strong> ai monumenti,<br />

archi<strong>te</strong>tto Dillon, non trovando più i piani originali distrutti <strong>nel</strong>l’incendio<br />

dell’archivio del 1944, si rivolse al medesimo progettista ing. Baeri, il quale<br />

ricorse alle s<strong>te</strong>sse officine Patanè, allora ancora esis<strong>te</strong>nti e con la spesa di 3<br />

milioni di lire, di cui uno <strong>per</strong> la par<strong>te</strong> meccanica, mise in funzione il carro.<br />

Il fercolo <strong>nel</strong> <strong>te</strong>mpo è stato al centro di due gravi episodi, il primo è<br />

legato al furto del 1890, ad o<strong>per</strong>a di audaci ladri che lo depredarono di tutti gli<br />

ornamenti mobili e delle dodici statuine raffiguranti gli apostoli, mentre il<br />

secondo è connesso alla seconda guerra mondiale, infatti, il 17 aprile del 1943<br />

una bomba centrò il deposito dov’era custodito, distruggendolo.<br />

Nel 1947 fu rifatta l’ossatura, su disegno della Sovrin<strong>te</strong>ndenza ai<br />

Monumenti <strong>per</strong> la Sicilia Orientale e ad o<strong>per</strong>a della falegnameria del Comune,<br />

sotto la direzione del geometra Giacomo Tropea, mentre le parti in argento<br />

furono affida<strong>te</strong> a Giovanni Freni, quelle in ottone al comm. Antonino Costa<br />

(entrambi catanesi), il rifacimento delle formelle che raccontano il martirio di<br />

Sant’Agata fu affidato ad Aurelio Mistruzzi, incisore pontificio. Oggi il<br />

fercolo viene tirato a piccoli passi da circa 5000 cittadini trami<strong>te</strong> 2 cordoni in<br />

spessa canapa (300 metri) allacciati al fercolo, al cui capo sono collega<strong>te</strong> 4<br />

maniglie. Oltre all’arcivescovo (o suo sostituto), sul fercolo stanno altre<br />

<strong>per</strong>sone, fra cui il <strong>te</strong>soriere (anticamen<strong>te</strong> in cappa e stola) ritto sul lato destro<br />

ad incitare col gesto a tirare, mentre dal lato opposto sta il maestro di vara, in<br />

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