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Per quel via vai di gen<strong>te</strong> che attingeva alla fon<strong>te</strong>, i cristiani non destavano<br />
sospetto, quindi, vi si riunivano <strong>per</strong> pregare ed elaborare stra<strong>te</strong>gie di difesa.<br />
Duran<strong>te</strong> il governo dell’im<strong>per</strong>atore Pubblio Licinio Gallieno, il Vescovo<br />
catanese S. Everio, approfittando d’un <strong>per</strong>iodo di tolleranza da <strong>per</strong>secuzioni,<br />
fece costruire accanto alla tomba di S<strong>te</strong>sicoro, quella di Sant’Agata,<br />
consacrando quel luogo come <strong>te</strong>mpio in onore di S. M. di Betlemme.<br />
I catanesi, comprato in fretta quel sarcofago, scalpellato dalle figure<br />
pagane, collocarono Agata <strong>nel</strong> cimi<strong>te</strong>ro cristiano <strong>nel</strong>la par<strong>te</strong> detta area<br />
martyrum, iscrizione del sec. III che parla d’una bambina sepolta vicino la<br />
porta dei martiri. Alla fine delle <strong>per</strong>secuzioni il sepolcro col suo corpo<br />
incorrotto, fu installato <strong>nel</strong> posto dove oggi sorge la chiesa di Sant’<strong>agata</strong> la<br />
Ve<strong>te</strong>re, dove riposò fino al 1040.<br />
Gli atti del martirio parlano di una tavoletta marmorea deposta da un<br />
fanciullo, seguito da cento giovanetti, <strong>nel</strong> suo sarcofago al momento della<br />
sepoltura. Secondo mons. Santo D’Arrigo questo giovinetto rappresenta<br />
l’Angelo, custode del corpo di Sant’Agata.<br />
Mentre le membra di Sant’Agata venivano seppelli<strong>te</strong>, rifulsero del<br />
particolare onore, reso loro da un coro di angeli, che con tale omaggio<br />
elogiavano la santità dell’anima di Agata e ne preannunciavano la missione<br />
liberatrice a favore della sua patria.<br />
Dopo il <strong>te</strong>rremoto del 1990, come at<strong>te</strong>sta mons. Romeo ed il prof.<br />
Guido Libertini, quel sarcofago fu posto sotto l’altare maggiore.<br />
Sulla lapide di Sant’Agata c’è la ca<strong>te</strong>na di documentazioni, che si<br />
susseguono fino ad oggi e ne garantiscono non solo l’originario valore<br />
storico, ma anche l’attuale sua sopravvivenza.<br />
Era costume duran<strong>te</strong> il <strong>te</strong>mpo delle <strong>per</strong>secuzioni dei cristiani, che tutti i<br />
martiri deceduti <strong>per</strong> fede in Cristo venissero unti con mirra ed aloe (balsamo),<br />
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