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torturano i frati : Antonio, Goffredo e Gualtiero, che si difesero <strong>te</strong>nacemen<strong>te</strong>,<br />
accusando fra<strong>te</strong> Angelo, il quale fu rinchiuso in carcere.<br />
Era il 1366, agli albori del Rinascimento, allorquando il Re rassicurò i<br />
monaci, promet<strong>te</strong>ndo loro che avrebbe riconfermato il privilegio di Enrico<br />
VI, tuttavia, morì ancor prima di aver potuto man<strong>te</strong>nere la promessa.<br />
Nel 1641 furono rubati due lampadari di argento, posti innanzi la<br />
cameretta di Sant’Agata. Il ladro fuggito a Messina venne denunciato dalla<br />
moglie, dopo la mor<strong>te</strong> dei due figli, condannato al pagamento del prezzo<br />
dell’argento dei lampadari e tradotto in prigione.<br />
Nel 1696, alcuni ladri di not<strong>te</strong> entrarono <strong>nel</strong> magazzino ove stava il<br />
fercolo, <strong>te</strong>ntarono di strappare le dodici statuet<strong>te</strong> di argento, tremò la <strong>te</strong>rra,<br />
fuggirono <strong>per</strong> paura dalla porta grande di Città, ma furono presi e carcerati.<br />
Era il 1891, allorquando all’in<strong>te</strong>rno della Cat<strong>te</strong>drale di <strong>Catania</strong> avvenne<br />
il furto sacrilego, tris<strong>te</strong>men<strong>te</strong> passato alla cronaca, ai danni della Vergine<br />
Agata, <strong>per</strong> cui, le autorità del <strong>te</strong>mpo in<strong>te</strong>rrogarono quanti quella not<strong>te</strong> si<br />
trovavano di servizio all’in<strong>te</strong>rno del <strong>te</strong>mpio.<br />
Un nugolo di malfattori, fra cui un vecchio di Mis<strong>te</strong>rbianco, dopo aver<br />
violato, duran<strong>te</strong> la processione in paese, i due os<strong>te</strong>nsori di gran valore <strong>per</strong> la<br />
preziosità delle gioie e l’artistica fattura, at<strong>te</strong>ntarono, fatto assolutamen<strong>te</strong><br />
senza riscontro <strong>nel</strong>la storia, al <strong>te</strong>soro del busto di Sant’Agata.<br />
Per tale misfatto fu processato Vincenzo Motta ex parroco,<br />
successivamen<strong>te</strong> divenuto custode del Duomo, che soleva dormire spesso<br />
con la figlia presso la casa del sacrista maggiore don Di Maggio, suo intimo<br />
amico e sottoposto a processo assieme ad oltre 30 imputati, fra mandanti e<br />
ricettatori. Il processo ebbe inizio il 19 ottobre del 1891 e si concluse il 10<br />
dicembre dello s<strong>te</strong>sso anno con la condanna ad 11 anni e sei mesi, di tutti gli<br />
accusati, meno set<strong>te</strong>. La sen<strong>te</strong>nza fu letta dal presiden<strong>te</strong> comm. Mondio.<br />
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