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della chiesa, che col trascorrere degli anni e in seguito alle varie co<strong>per</strong>ture dei<br />
muri con calce, <strong>per</strong> difendersi dalle ricorrenti epidemie di pes<strong>te</strong> e di colera,<br />
l’inscrizione andò <strong>per</strong>duta.<br />
Nel 1040, dopo due secoli di dominazione araba, i Bizantini comandati dal<br />
generale Giorgio Maniace <strong>te</strong>ntarono di riconquistare la Sicilia.<br />
La loro vittoria fu soltanto <strong>te</strong>mporanea, anche <strong>per</strong>ché S<strong>te</strong>fano, il<br />
responsabile della flotta bizantina, commise il grave errore di farsi sfuggire il<br />
più importan<strong>te</strong> prigioniero di guerra, il capo militare arabo Abd Allah.<br />
Per tal ragione il generale Maniace gli inflisse una severa punizione, ignaro<br />
che l’ammiraglio fosse un membro della casa im<strong>per</strong>iale di Costantinopoli.<br />
Per sanare l’inciden<strong>te</strong> diplomatico e recu<strong>per</strong>are la stima dei sovrani che gli<br />
avevano già ordinato il rientro in patria, Giorgio Maniace decise di donare alla<br />
casa regnan<strong>te</strong> le preziose reliquie di S. Agata e di S. Lucia, già venera<strong>te</strong> in<br />
tutto il Medi<strong>te</strong>rraneo. Le reliquie del corpo, <strong>per</strong> secoli conserva<strong>te</strong> in una<br />
cassa di legno (oggi in S. Agata la Ve<strong>te</strong>re), dal 1576 si trovano in uno scrigno<br />
d’argento alto 85 cm., lungo 148, largo 56, il co<strong>per</strong>chio è suddiviso in 14<br />
riquadri raffiguranti le san<strong>te</strong> che onorano Agata, prima martire della chiesa.<br />
All’in<strong>te</strong>rno si conservano anche due documenti storici: la bolla pontificia di<br />
Urbano Il che conferma solennemen<strong>te</strong> che Agata nacque a <strong>Catania</strong>.<br />
LA CAPPELLA DI SANT’AGATA<br />
Lo storico Vincenzo Casagrandi <strong>nel</strong> 1927 scrisse che non vi è Martire<br />
che conti una let<strong>te</strong>ratura così ampia, complessa e mondiale come Sant’Agata.<br />
Il primo a parlarne fu lo studioso Gioacchino Di marzo <strong>nel</strong> 1886 e<br />
subito dopo Pa<strong>te</strong>rnò Cas<strong>te</strong>llo, seguirono <strong>nel</strong> 1890 Gaetano La Cor<strong>te</strong> Cailler, il<br />
Maugeri, Carmelo Sciuto Patti (colui che progettò il campanile del Duomo), il<br />
Casagrandi, il Basile ed Ardizzone Gioieni <strong>nel</strong> 1893.<br />
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