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Dopo alcune settimane sorse il sospetto che la notizia del luogo del<br />
nascondiglio po<strong>te</strong>sse essere trapelata, <strong>per</strong> cui, si pensò di trasferire le due<br />
casset<strong>te</strong> in luogo più lontano, cioè l’Istituto S. Angela Merici di S. Giovanni<br />
La Punta e colloca<strong>te</strong> <strong>nel</strong>la cella della Su<strong>per</strong>iora Lucia Mangano. Nessuno altro<br />
al mondo seppe che in quel luogo era nascosto il <strong>te</strong>soro di Sant’Agata.<br />
Finita la guerra le casse furono trasporta<strong>te</strong> a <strong>Catania</strong> presso il<br />
Monas<strong>te</strong>ro dei Benedettini, ove l’Arcivescovo Patané aveva dimora<br />
provvisoria, in at<strong>te</strong>sa che il Palazzo arcivescovile fosse stato ristrutturato.<br />
17 GIUGNO 1950, FESTA DEL PATROCINIO DI S. AGATA<br />
IL BUSTO RELIQUIARIO<br />
Era intorno all’anno mille che il fervore della pietà popolare si<br />
traduceva con maggior frequenza <strong>nel</strong>la creazione di preziosi reliquiari<br />
antropomorfi, cioè parlanti. Colui che realizzò il Reliquiario a busto di<br />
Sant’Agata, scelse di raffigurarla con realismo talmen<strong>te</strong> trasfigurato da riuscire<br />
a magnificare e ad imprimere espressione di serena dolcezza <strong>nel</strong>le fat<strong>te</strong>zze del<br />
volto, rese ancor più naturali dalla <strong>per</strong>fetta scelta dei sali di metallo, <strong>per</strong> po<strong>te</strong>r<br />
ot<strong>te</strong>nere la giusta gamma coloristica della massa vitrea, quindi degli smalti.<br />
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