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LE RICOGNIZIONI SUI RESTI DI SANT’AGATA<br />
Fino al 1501 non esistono documenti da cui risulti che il corpo della<br />
Vergine Agata sia stato visitato da altri vescovi, quindi, trascorsi 296 anni e tre<br />
mesi, è straordinario il fatto che sia stato ritrovato <strong>per</strong>fettamen<strong>te</strong> in<strong>te</strong>gro.<br />
E cresce ancor più la meraviglia, sapendo che <strong>nel</strong> 1126 quel corpo,<br />
nonostan<strong>te</strong>, duran<strong>te</strong> il trasporto da Bisanzio a <strong>Catania</strong>, allo scopo di rimanere<br />
occulto, Gisliberto e Goselmo (i due soldati della guardia im<strong>per</strong>iale bizantina),<br />
lo avessero sezionato, fosse rimasto <strong>per</strong>fettamen<strong>te</strong> in<strong>te</strong>gro ed incorrotto,<br />
essendo già trascorsi 15 secoli e 43 anni dal 5 febbraio 251, giorno del<br />
martirio della Patrona. Nel corso dei secoli sui resti di Sant’Agata sono sta<strong>te</strong><br />
compiu<strong>te</strong> varie ricognizioni, a partire dal 19 luglio del 1797, allorquando<br />
Corrado Deodati Moncada, allora vescovo di <strong>Catania</strong>, ordinò l’a<strong>per</strong>tura<br />
dell’orifizio al vertice della <strong>te</strong>sta del sacro busto.<br />
A quel punto si rinvenne il capo ancora in<strong>te</strong>gro con gli occhi chiusi ed<br />
in<strong>te</strong>rnati, secca la pellicina, in<strong>te</strong>gro il naso, essicca<strong>te</strong> le orecchie e le estremità,<br />
socchiusa la bocca (entro cui si scorgevano ancora alcuni denti color neve),<br />
mentre i capelli attaccati erano completamen<strong>te</strong> alla pelle della cervice.<br />
Rimosso appena il capo dal busto, fu notata una indistinta massa dei<br />
membri inariditi del torace e delle viscere della santa, chiusi <strong>nel</strong> tronco del<br />
busto medesimo e soavemen<strong>te</strong> adornati.<br />
Nel 1915 presso la cappella di Sant’Agata, il Cardinale Francica Nava,<br />
Arcivescovo di <strong>Catania</strong>, asportata la cerniera che chiudeva la calotta della<br />
martire notò che era scheletrica e conservava aderen<strong>te</strong> al cranio la co<strong>te</strong>nna di<br />
colore scuro, senza traccia alcuna di capelli, mentre par<strong>te</strong> di pelle si notava<br />
dagli zigomi facciali in giù e sulla mandibola, staccata e trat<strong>te</strong>nuta al <strong>te</strong>schio<br />
con due nastri di seta, di cui, uno antichissimo e d’un rosa secco, l’altro rosso<br />
d’epoca più recen<strong>te</strong>.<br />
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