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L’arca era un carro artistico di no<strong>te</strong>voli dimensioni trainato da sei buoi,<br />
su cui prendevano posto l’orchestra ed i cantanti, mentre <strong>nel</strong>l’ultima par<strong>te</strong> dei<br />
suoi ordini si erigeva una colonna, sulla quale, attorniata da figure angeliche,<br />
svettava un simulacro di Sant’Agata, a rappresentare la traslazione da<br />
Costantinopoli, sulle cos<strong>te</strong> catanesi, delle Reliquie della Santa <strong>nel</strong>l’agosto del<br />
1126, epoca a cui si fa risalire anche l’uso del “sacco bianco”.<br />
Sarà in epoca barocca, che nasceranno i fercoli che conosciamo oggi,<br />
delle vere e proprie o<strong>per</strong>e d’ar<strong>te</strong>, arricchi<strong>te</strong> con gioielli, argento e legno, come<br />
quello di Sant’Agata, da cui furono poi ispirati vari artisti che su quel modello<br />
idearono fercoli che trasportano i Santi di quasi tutta la diocesi catanese.<br />
STORIA DEL FERCOLO<br />
Il <strong>te</strong>rmine “fercolo” deriva dal latino “Fero Cultum”: portare in<br />
processione l’immagine degli Dei <strong>per</strong> il culto, usanza risalen<strong>te</strong> già al <strong>te</strong>mpo<br />
degli antichi greci.<br />
La ragione che diede origine al fercolo fu quella di rendere agevole il<br />
trasporto del busto reliquiario e dello scrigno di Sant’Agata <strong>per</strong> le vie della<br />
città, duran<strong>te</strong> la festa, ma anche una esigenza di gusto, cioè il voler inquadrare<br />
in una cornice armonica le più antiche e preziose o<strong>per</strong>e della città di <strong>Catania</strong>.<br />
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