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siciliani d’età normanna o ancora, in mostra, <strong>nel</strong>lo s<strong>te</strong>ndardo duecen<strong>te</strong>sco<br />
recato anticamen<strong>te</strong> <strong>per</strong> Firenze il 5 febbraio) e più avanti sempre più legata<br />
all’attributo dei seni tagliati e retti su un piatto o sulle mani (come <strong>nel</strong>la<br />
tavoletta trecen<strong>te</strong>sca della Pinaco<strong>te</strong>ca Vaticana).<br />
Pure antica è l’iconografia del momento tragico del supplizio dei seni,<br />
come in mostra si ammira già <strong>nel</strong>la tavola trecen<strong>te</strong>sca di Giovanni del Biondo,<br />
dalla pieve di Scar<strong>per</strong>ia (Firenze), e poi lungo i secoli seguenti, con esiti di<br />
altissimo e lirico realismo soprattutto <strong>nel</strong> Seicento, com’è eviden<strong>te</strong> <strong>nel</strong><br />
capolavoro di Francesco Guarino, o ancora <strong>nel</strong>l’onirica <strong>te</strong>la ottocen<strong>te</strong>sca di<br />
Gustave Moreau. Ugual fortuna ebbe la scena di Agata visitata e sanata da san<br />
Pietro <strong>nel</strong>la not<strong>te</strong>, nota già dal Duecento, ma anch’essa molto amata <strong>nel</strong><br />
Seicento soprattutto dai pittori caravaggeschi.<br />
La più antica raffigurazione iconografica di Sant’Agata è il mosaico, che<br />
riproduce la figura di Sant’Agata in piedi presso la chiesa di S. Apollinare<br />
Nuovo in Ravenna: quel mosaico è dell’anno 550 circa; e in esso Sant’Agata è<br />
raffigurata con indosso l’abito ufficiale delle diaconesse con la tunica lunga,<br />
defluen<strong>te</strong> dai ginocchi in giù e con la stola a tracollo ed il suo volto si rivela<br />
come quello di una donna più che ven<strong>te</strong>nne.<br />
Da ciò si evince che la prima tradizione orale catanese designava Agata<br />
come diaconessa: e dalla tradizione orale catanese gli artisti ravennati<br />
appresero che Agata svolgeva a <strong>Catania</strong> il minis<strong>te</strong>ro di diaconessa, <strong>per</strong>tanto,<br />
essa doveva necessariamen<strong>te</strong> aver su<strong>per</strong>ato i 20 anni di età.<br />
Nella iconografia nazionale o locale, Sant’Agata viene rappresentata nei più<br />
diversi e mol<strong>te</strong>plici modi, di cui, uno dei più classici la raffigura con lo<br />
sguardo estasiato rivolto verso la finestrella, unica fon<strong>te</strong> di luce di<br />
quell’angusta cella ove ella scontò la sua lunga pena, o <strong>nel</strong>l’atto di quel<br />
cruento supplizio dell’asportazione delle mammelle, imprescindibile simbolo<br />
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