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Vi era stato un ordine <strong>per</strong>entorio dell’im<strong>per</strong>atore Antonino Pio, che<br />
vietava le torture a chi avesse a<strong>per</strong>tamen<strong>te</strong> dichiarato il suo delitto, ma sotto<br />
l’im<strong>per</strong>atore Decio i cristiani venivano brutalmen<strong>te</strong> torturati anche se rei<br />
confessi, ma i magistrati coerenti e ligi alla legge, pur di colpire a sangue e a<br />
mor<strong>te</strong> tutti i <strong>te</strong>stimoni di Cristo che riuscivano ad acciuffare.<br />
Una legge romana “Lex Laetoria” concedeva al popolo di in<strong>te</strong>rvenire<br />
con una sommossa contro chi avesse abusato del proprio po<strong>te</strong>re verso<br />
giovani donne tra i 18 e i 25 anni. Quinziano abusò di po<strong>te</strong>re verso Agata.<br />
Egli, <strong>te</strong>mendo di venire ucciso dalla folla inferocita, scappò in fretta<br />
verso la <strong>per</strong>iferia di <strong>Catania</strong>, il giorno s<strong>te</strong>sso della mor<strong>te</strong> di Agata, <strong>per</strong><br />
investigare sulle ricchezze di Agata, appropriarsi dei poderi ed arrestare tutti i<br />
suoi parenti, ma, inseguito dai catanesi, non riuscì nemmeno ad arrivare sul<br />
posto, <strong>per</strong>che morì, mentre attraversava il Simeto su una barca, a causa dei<br />
suoi due cavalli che, impennandosi e recalcitrando, si avventarono contro di<br />
lui con morsi e calci, causandogli l’annegamento fra le acque del fiume.<br />
Il suo corpo non fu mai ritrovato, <strong>per</strong> tale ragione una leggenda<br />
popolare vuole che di tanto in tanto il fantasma del proconsole vaghi inquieto<br />
in quelle zone, mentre c’è chi sostiene di vedere le acque del fiume, in certi<br />
<strong>per</strong>iodi dell’anno, ribollire <strong>per</strong> lo sdegno. Da allora nessuno osò più molestare<br />
i parenti di Agata. La folla dei catanesi che aveva assistito al supplizio di<br />
Agata l’accompagnò alle por<strong>te</strong> del carcere, dove venne condotta agonizzan<strong>te</strong>,<br />
e vegliò su di lei negli ultimi istanti prima della mor<strong>te</strong>. Tutti po<strong>te</strong>rono assis<strong>te</strong>re<br />
al suo ultimo gesto. Con le poche forze che le erano rimas<strong>te</strong>, Agata unì le<br />
mani e di fron<strong>te</strong> alla folla recitò con un filo di voce una preghiera in latino.<br />
Sant’Agata risulta essere vindice delle ingiustizie, infatti questa iscrizione<br />
ricorda uno dei momenti in cui <strong>Catania</strong> s<strong>per</strong>imentò la pro<strong>te</strong>zione della sua<br />
Patrona, ciò si riferisce al <strong>per</strong>iodo in cui la città si trovò <strong>nel</strong> 1232 duran<strong>te</strong> il<br />
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