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Egli fu accolto dal popolo catanese entusiasticamen<strong>te</strong> ed ebbe modo<br />
d’incontrarsi col clero e visitare la tomba di sant’Agata, ove, in una modesta<br />
chiesa (costruita dai catanesi <strong>nel</strong> 313) erano custodi<strong>te</strong> le Reliquie.<br />
Successivamen<strong>te</strong>, sen<strong>te</strong>ndo il bisogno di riparare i danni da lui causati duran<strong>te</strong><br />
lo scontro cogli invasori, si ado<strong>per</strong>ò <strong>per</strong> far costruire un <strong>te</strong>mpio più dignitoso<br />
a Sant’Agata, a tre nava<strong>te</strong>, denominata “Chiesa di Sant’Agata la Ve<strong>te</strong>re”.<br />
E fu in quel <strong>per</strong>iodo che Papa Vigilio, su ordine dell’im<strong>per</strong>atore<br />
Giustiniano, avallato da Belisario, s’imbarcò su una nave ad Ostia, giungendo<br />
a <strong>Catania</strong> e rimanendovi alcuni mesi <strong>per</strong> svernare. Qui ebbe modo di visitare<br />
le Reliquie di Sant’Agata e venerarle.<br />
Anche Riccardo Cuor di Leone, Re d’Inghil<strong>te</strong>rra e figlio di Enrico II, <strong>nel</strong><br />
1191, capitato di passaggio in Sicilia col suo esercito crociato verso la<br />
Palestina, avrebbe deposto con la sorella Giovanna (regina vedova senza figli<br />
del Re di Sicilia Guglielmo II il Buono), sopra il marmoreo sacello di<br />
Sant’Agata La Ve<strong>te</strong>re, la famosa corona. Il suo trionfale ingresso avvenne<br />
attraverso la Porta di Jaci, da dove avrebbe dato via alla tradizionale cavalcata<br />
del Capitano, usanza ricorren<strong>te</strong> ogni 2 febbraio, in atto fino al Set<strong>te</strong>cento.<br />
Così come fece Papa Vigilio ed il prode generale bizantino Belisario,<br />
quando <strong>nel</strong> 536 strappò <strong>Catania</strong> ai Goti, mentre <strong>nel</strong> 1135 si avverò il<br />
miracoloso pellegrinaggio di S. Silvestro Basiliano da Troina.<br />
Da allora tutti gli antichi re e regine di Sicilia lasciarono a <strong>per</strong>enne<br />
ricordo della loro visita e devozione, preziosi doni.<br />
In relazione ai disastrosi eventi, come il <strong>te</strong>rremoto del 4 febbraio 1169<br />
(ove morirono 15.000 <strong>per</strong>sone), di quello più devastan<strong>te</strong> del 1693, delle<br />
eruzioni del 1669 (<strong>nel</strong> corso delle quali neppure il velo della martire riuscì ad<br />
arrestare l’impetuoso fiume di fuoco) si parlò di insensibilità della Martire, a<br />
causa dei gravi misfatti del popolo di <strong>Catania</strong>.<br />
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