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Il nuovo scrigno, o arca, risale al 1512, è in stile gotico, alla cui costruzione<br />
contribuì il nobile don Alvaro Pa<strong>te</strong>rnò con 100.000 onze, risulta più grande<br />
del preceden<strong>te</strong> in legno soltanto come volumetria ed è foderato di velluto<br />
trinato d’oro, l’es<strong>te</strong>rno d’argento filigranato e cesellato, con statuine dispos<strong>te</strong><br />
a giro in 2 ordini. Per la sua costruzione furono raccolti oggetti d’argento <strong>per</strong><br />
più di 100 anni e prelevati alcuni gioielli alla Santa, chiamati <strong>nel</strong> 1486 dalla<br />
“Donazione Pa<strong>te</strong>rnò” a collaborare 6 celebri argentieri:, il maestro Filippo di<br />
Mauro, il catanese Antonio La Nuara, Nicolò Lattari, Vincenzo Archifel,<br />
Antonio Archifel, Paolo Guarna, il quale fra il 1556 ed il 1579 rifinì, assieme<br />
agli orafi Vincenzo ed Antonio Archifel, anche il co<strong>per</strong>chio, mentre le<br />
rifiniture della cassa erano sta<strong>te</strong> realizza<strong>te</strong> fra il 1490 ed 1492.<br />
Nel 1494 presso il Cas<strong>te</strong>llo Ursino muore il viceré di Sicilia don<br />
Ferdinando de Acuña e viene sepolto in Cat<strong>te</strong>drale, <strong>nel</strong>la cappella di<br />
Sant’Agata. Il 19 aprile 1501 viene nominato vescovo Giacomo Ramirez De<br />
Guzman ed insieme al patrizio della città Alvaro Pa<strong>te</strong>rnò, compie una<br />
ricognizione delle reliquie, prima di riporle all’in<strong>te</strong>rno del nuovo scrigno.<br />
Lo scrigno non viene mai traslato sull’altare maggiore, ma soltanto le<br />
reliquie al suo in<strong>te</strong>rno il giorno dell’ottava della festa, il 12 febbraio, e il 17<br />
agosto, giorno dell’anniversario della traslazione delle sacre reliquie da<br />
Costantinopoli a <strong>Catania</strong>. La controbase d’argento, finemen<strong>te</strong> cesellata con<br />
angioletti a forma di cariatidi, fu realizzata <strong>nel</strong> sec. XVI <strong>per</strong> rendere il<br />
mezzobusto dentro il fercolo più visibile duran<strong>te</strong> la processione. Nel 1741 lo<br />
scrigno fu restaurato da argentieri catanesi, i quali rifecero par<strong>te</strong> dei pilastrini<br />
e le decorazioni degli archi ogivali della par<strong>te</strong> alta della cassa, mentre <strong>nel</strong> 1888<br />
l’orafo catanese Francesco Bianco Motta ripulì la decorazione della cassa.<br />
I RELIQUIARI<br />
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