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dalle feri<strong>te</strong> e dalla estirpazione delle mammelle, il popolo la venera come<br />
tutrice del seno femminile.<br />
Pare che anticamen<strong>te</strong> in una pare<strong>te</strong>, probabilmen<strong>te</strong> <strong>nel</strong>la facciata, vi fosse<br />
stata una pietra, scolpita alla maniera etrusca, raffiguran<strong>te</strong> tre cerchi, uno dei<br />
quali più grande, che ai cristiani significava qualcosa e lo s<strong>te</strong>sso simbolo era<br />
invece completamen<strong>te</strong> indifferen<strong>te</strong> ai soldati romani: era il simbolo del<br />
martirio di Sant’Agata, un vassoio circolare con 2 mammelle ai lati.<br />
Nella Cat<strong>te</strong>drale di Verona si trova l’arca di Sant’Agata, un’urna<br />
marmorea gotica eretta dopo la pre<strong>te</strong>sa sco<strong>per</strong>ta, <strong>nel</strong> 1353, del corpo della<br />
Santa, <strong>per</strong> in<strong>te</strong>ressamento dell’arcipre<strong>te</strong> Giovanni di Iorio Livio. Secondo<br />
Giovanni Man<strong>te</strong>se, l’invenzione del corpo di Sant’Agata a Verona dovrebbe<br />
essere messa in relazione col <strong>te</strong>rremoto e le pestilenze che infuriarono <strong>nel</strong><br />
1347. Il Vescovo di Vicenza, Giovanni de Surdis, <strong>nel</strong> 1362 chiese al Papa<br />
un’indulgenza di 5 anni e 5 quaran<strong>te</strong>ne <strong>per</strong> coloro che <strong>nel</strong>le solennità avessero<br />
visitato l’altare della Santa, il cui corpo era stato sco<strong>per</strong>to <strong>nel</strong> 1352 <strong>nel</strong>la<br />
Cat<strong>te</strong>drale di Verona. Da Vicenza, così come da Verona, i devoti invocavano<br />
la Santa <strong>per</strong> essere liberati dall’epidemia, <strong>per</strong> cui, il culto si es<strong>te</strong>se fino a<br />
dedicarle la matrice di Arzignano. Alla fine del ‘400 l’arca di Sant’Agata, fu<br />
posta <strong>nel</strong>l’abside della Cat<strong>te</strong>drale assieme alle altre reliquie di Santi.<br />
Anche in <strong>te</strong>rra senese, a Radicofani, laddove la Santa senese Ca<strong>te</strong>rina<br />
iniziò a scrivere, lei analfabeta, di questioni spirituali e <strong>te</strong>ologiche, si è diffusa<br />
una venerazione che addirittura è amministrata da una Confra<strong>te</strong>rnita<br />
omonima che gestisce la storia, sul solco della tradizione, il culto riservato alla<br />
santa catanese. Gli abitanti di questo borgo dalle insoli<strong>te</strong> forme che si erge<br />
sovra un’aspra rupe basaltica al di sotto di un massiccio vulcanico che misura<br />
814 metri sul livello del mare, l’hanno addirittura eletta a Santa Patrona in<br />
quanto più vol<strong>te</strong> hanno fatto richies<strong>te</strong> d’ausilio e chiesto grazie, mol<strong>te</strong> delle<br />
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