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stata posta la reliquia dei due lastroni in pietra lavica dell’Etna con l’impronta<br />
dei piccoli piedi, lasciata miracolosamen<strong>te</strong> dalla Vergine Agata sulla soglia<br />
della prigione, il 31 gennaio del 251 d. C. e la cassa che doveva aver<br />
con<strong>te</strong>nuto i resti della martire, allorquando, duran<strong>te</strong> il 1126, le spoglie furono<br />
trasla<strong>te</strong> e riporta<strong>te</strong> definitivamen<strong>te</strong> a <strong>Catania</strong> da Bisanzio.<br />
Un monumento set<strong>te</strong>cen<strong>te</strong>sco in marmo ricorda che quella fu l’area in cui<br />
Quinziano ordinò agli sgherri di recidere le mammelle a Sant’Agata. In questa<br />
chiesa venivano celebrati solennemen<strong>te</strong> i vespri del 4 febbraio, vigilia della solennità.<br />
La chiesa è addossata all’antico muro della città, all’in<strong>te</strong>rno trovasi la<br />
celletta dove Agata fu rinchiusa duran<strong>te</strong> il processo, portata dopo il martirio,<br />
guarita dall’apostolo Pietro, dove il 5 febbraio 251 esalò l’ultimo respiro,<br />
rendendo l’anima a Dio. La celletta con volta a bot<strong>te</strong>, buia, umida e <strong>te</strong>tra, fu<br />
sempre luogo di culto, un <strong>te</strong>mpo, un cunicolo la collegava alla Ve<strong>te</strong>re.<br />
Il bastione sovrapposto al S. Carcere fu fatto costruire a metà del XVI secolo<br />
sulle mura della città dal viceré Ferran<strong>te</strong> Gonzaga di Guastalla, su progetto<br />
dell’archi<strong>te</strong>tto Antonio Ferramolino da Bergamo e <strong>per</strong> volontà<br />
dell’im<strong>per</strong>atore Carlo V d’Asburgo.<br />
Sant’Agata alla Fornace è ubicata in cima alla par<strong>te</strong> che sovrasta Piazza<br />
della Borsa, a 40 m. dal Santo Carcere (fuori le mura) col prospetto principale<br />
di fron<strong>te</strong> la cavea dell’anfi<strong>te</strong>atro romano, dove esis<strong>te</strong>va il Palazzo Pretorio.<br />
Essa guarda, altresì, sulla sottostan<strong>te</strong> piazza S<strong>te</strong>sicorea, il luogo che, più<br />
d’ogni altro, <strong>te</strong>stimonia il martirio della Vergine ed il successivo<br />
ricongiungimento con il Signore, ove Agata fu sottoposta alla atrocità delle<br />
fiamme che, in par<strong>te</strong>, divorarono e deturparono le flebili carni, ma non certo<br />
la ferrea volontà di non soggiacere al truce governatore Quinziano. Oggi è<br />
ancora possibile scorgere la fornace, ossia il luogo in cui Agata venne<br />
torturata con il fuoco dei carboni ardenti.<br />
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