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mol<strong>te</strong>plici raffigurazioni, sia essa da sola od assieme ad altri santi, all’in<strong>te</strong>rno<br />
di chiese, conventi, collegi ed istituti religiosi, sotto le più svaria<strong>te</strong> forme di<br />
statue, icone, quadri od affreschi.<br />
Il nome e l’esempio di Agata sono stati fon<strong>te</strong> di no<strong>te</strong>vole ispirazione <strong>per</strong><br />
gli artisti nei secoli. Alla figura di Sant’Agata è legata la fama e le o<strong>per</strong>e di<br />
archi<strong>te</strong>tti come Alonzo Di Benedetto, G. B. Vaccarini (<strong>nel</strong>la realizzazione<br />
delle sue o<strong>per</strong>e, pur non essendo catanese, ebbe grandi riguardi <strong>per</strong><br />
Sant’Agata), Girolamo Palazzotto, Francesco Battaglia, nonché l’ammirazione<br />
di illustri <strong>per</strong>sonaggi di passaggio in <strong>te</strong>rra di Sicilia, come il <strong>te</strong>desco Wolfgang<br />
Goethe, lo scozzese Patrick Brydone, lo svizzero Charles Didier.<br />
Il martirio di Sant’Agata è stato lungamen<strong>te</strong> raccontato, immortalato<br />
sulle pale d’altare ed affrescato da grandi artisti come il fiammingo Guglielmo<br />
Borremans, od il prolifico Olivio Sozzi, tanto <strong>per</strong> citarne alcuni.<br />
Dopo il <strong>te</strong>rremoto del 1693, i catanesi si rivolsero al duca Giuseppe<br />
Lanza, quale unica possibilità di salvezza, quindi, va a lui la incommensurabile<br />
riconoscenza <strong>per</strong> il recu<strong>per</strong>o delle reliquie della Patrona.<br />
Ma più di tutti si deve molto all’Arcivescovo di <strong>Catania</strong> Dusmet, il quale<br />
a Lei dedicò parecchio della propria venerabile esis<strong>te</strong>nza ed a lui i catanesi<br />
hanno voluto riservare somma riconoscenza, facendo sì che il corpo<br />
imbalsamato po<strong>te</strong>sse riposare all’in<strong>te</strong>rno del Duomo.<br />
Jean Pierre Laurent Hoel, pittore ed incisore francese alla cor<strong>te</strong> di Luigi XVI,<br />
<strong>nel</strong> suo “Voyage pittoresque” descrisse, sul finire del ‘700 le tradizionali fes<strong>te</strong><br />
di Sant’Agata e fu l’artista che più di tutti amò Sant’Agata ed suoi acquerelli<br />
mostrano la folla assiepata su strade e piazze al passaggio del fercolo, lui che<br />
in Sicilia era giunto, assieme ad una cordata di turisti in<strong>te</strong>ressati, <strong>per</strong> compiere<br />
il suo famoso “Gran Tour”, fu così colpito dalla città da rimanerne ammirato.<br />
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