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Preludio al culto fu il miracoloso evento che fece sì che la lava dell’Etna<br />
si arrestasse <strong>nel</strong> primo anniversario della sua mor<strong>te</strong>.<br />
La chiesa di Sant’Agata in Tras<strong>te</strong>vere, tra piazza Sonnino e via della<br />
Lungaretta, è nota soprattutto <strong>per</strong>ché ricorda Sant’Agata in Suburra, <strong>nel</strong><br />
corridoio che dalla chiesa porta alla Sacrestia sono pos<strong>te</strong> alcune lapidi che<br />
raccontano vicende lega<strong>te</strong> alla vita di questo luogo.<br />
Nel 1747 Papa Benedetto XIV unì i Padri di Sant’Agata in Tras<strong>te</strong>vere<br />
alla congregazione della Dottrina Cristiana.<br />
Il culto <strong>per</strong> Sant’Agata fu talmen<strong>te</strong> grande, che anche a Roma fu molto<br />
venerata, papa Simmaco <strong>nel</strong> 500 eresse in suo onore una basilica sulla Via<br />
Aurelia e un’altra le fu dedicata da San Gregorio Magno <strong>nel</strong> 600. In diverse<br />
chiese romane si conservano frammenti del velo.<br />
A Sant’Agata dei Goti (Benevento) si conserva un dito, altre piccole<br />
reliquie si trovano a Capua, Capri, Foggia, Firenze, Pistoia, Udine, Ferrara.<br />
Anche all’es<strong>te</strong>ro si custodiscono sue piccole reliquie<br />
Nel XIII secolo <strong>nel</strong>la sola diocesi di Milano si contavano ben 26 chiese<br />
a lei intitola<strong>te</strong>. Una leggenda diffusa in Puglia spiegherebbe con un miracolo<br />
la presenza della reliquia a Gallipoli.<br />
Una reliquia della mammella si trova a Gallipoli, dal 1126 al 1389 <strong>nel</strong>la<br />
basilica a lei dedicata (sostituitasi al preceden<strong>te</strong> titolo di S. Giovanni<br />
Crisostomo), quando il principe di Taranto Raimondello Del Balzo Orsini la<br />
trasferì a Galatina, ove fece costruire la chiesa di S. Ca<strong>te</strong>rina d’Alessandria<br />
d’Egitto, che ancor oggi custodisce la reliquia.<br />
Evidenti sono i segni delle vicissitudini sussegui<strong>te</strong>si, poiché lo s<strong>te</strong>mma<br />
civico di Gallipoli, inciso alla base del reliquiario, è stato levigato, quasi a<br />
voler cancellare la provenienza del Sacro Cimelio.<br />
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