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di 3 cantari di forma e peso simile ed una quarta di 66 cantari, più larga ed<br />
ottima di forma e di suono, tale da su<strong>per</strong>are tut<strong>te</strong> le campane del mondo.<br />
L’o<strong>per</strong>a fu completata entro due anni ed il vescovo, a <strong>te</strong>stimonianza di<br />
quanto sopra, gli rilasciò at<strong>te</strong>stato che evidenziava l’essere <strong>per</strong>fettissimo<br />
<strong>nel</strong>l’ar<strong>te</strong> della fusione delle campane. Le norme <strong>per</strong> il suono di detta campana<br />
furono emana<strong>te</strong> dal vescovo Bonaventura Secusio.<br />
Un’altra o<strong>per</strong>a ancora, quindi, si rifà al mito di Agata: la campana del<br />
popolo, imponen<strong>te</strong> o<strong>per</strong>a del peso di 7613 kg, famosa come quelle di Mosca,<br />
Pechino, Parigi, Budapest, Roma (Campidoglio e S. Pietro), Firenze, Milano,<br />
la quale, duran<strong>te</strong> il <strong>te</strong>rremoto del 1693 ruzzolò in mare assieme al vecchio<br />
campanile, frantumandosi. Successivamen<strong>te</strong> fu ripescata dalla fanghiglia in cui<br />
era stata abbandonata, lanciata pubblica offerta, quindi, fusa in una fonderia<br />
di via consolazione, ricostruita con metallo nuovo, ricollocata <strong>nel</strong> medesimo<br />
punto ove ancor oggi è possibile vedere.<br />
All’inaugurazione s’era formata una lunghissima fila di fedeli e dopo la<br />
messa fu suonato il Gloria. Al primo suono rimbomban<strong>te</strong> il popolo gridò<br />
Viva Sant’Agata. In quel frangen<strong>te</strong> l’ar<strong>te</strong>fice dell’o<strong>per</strong>a si uccise, pensando che<br />
il suono della campana avesse voce falsa, lugubre, come di cosa rotta.<br />
Da sempre, all’alba del quattro febbraio, quando ancora la città<br />
sonnecchia, i rintocchi ritmici e forti richiamano da ogni par<strong>te</strong> della città il<br />
fiume di devoti, accompagnandoli con mestizia verso la grande porta che<br />
conduce al <strong>te</strong>mpio della Patrona. Nessuno potrà fermarli!<br />
In Italia è la <strong>te</strong>rza, dopo quella del Duomo di Milano e di S. Pietro in Roma.<br />
FURTI IN CATTEDRALE<br />
In tre secoli e mezzo, nonostan<strong>te</strong> guerre, <strong>te</strong>rremoti, eruzioni, carestie e<br />
pestilenze, non si erano mai verificati furti sacrileghi all’in<strong>te</strong>rno del Duomo.<br />
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