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s.agata nel cuore - Catania per te

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Il Camastra lo voleva fuori del piano di Sant’Agata, il vescovo Andrea<br />

Riggio, dentro. Poiché sulle aree destina<strong>te</strong> alla ricostruzione della Cat<strong>te</strong>drale e<br />

del Palazzo Vescovile un accordo era stato raggiunto, ne conseguiva che<br />

l’area destinata al Seminario non po<strong>te</strong>va non cadere accanto alle prime due.<br />

Così la pensava il Vescovo ed essendo sub-judice l’area di Palazzo<br />

Senatorio, boicottò la scelta. Dopo uno scontro durato parecchi mesi, si<br />

<strong>per</strong>venne ad un accordo, in base al quale i due palazzi sarebbero stati costruiti<br />

<strong>nel</strong> piano di Sant’Agata, uno sul lato di tramontana, l'altro a mezzogiorno.<br />

Aveva vinto il Vescovo, quindi, il seminario sarebbe sorto dove voleva<br />

lui, accanto al Palazzo Vescovile e alla Cat<strong>te</strong>drale. Dalla sua fondazione alla<br />

vigilia del <strong>te</strong>rremoto, esso era allogato <strong>nel</strong>la piazza di Sant’Agata, prima nei<br />

locali della canonica, fra la Cat<strong>te</strong>drale e le mura della città, dal 1614 in poi, nei<br />

locali dell’ex chiesa di San Martino. Il vescovo Andrea Riggio raggiunta<br />

l’in<strong>te</strong>sa col Camastra, convocò Alonzo Di Benedetto, archi<strong>te</strong>tto di fiducia e<br />

senza <strong>per</strong>dere un minuto gli affidò la direzione della nuova fabbrica che<br />

doveva essere impostata sulle mura spagnole rimas<strong>te</strong> in piedi.<br />

L’AMBIENTE DEL PROCESSO<br />

Al <strong>te</strong>mpo del martirio di Sant’Agata, a <strong>Catania</strong> c’erano due tribunali: uno<br />

urbano o municipale, l’altro provinciale o proconsolare. Quello urbano era<br />

situato nei locali della Curia Urbana, <strong>nel</strong>l’attuale piazza S. Pantaleo, ove<br />

sorgeva il foro cittadino con annessa basilica ornata da monumentali colonne,<br />

32 delle quali furono rimosse e colloca<strong>te</strong> <strong>nel</strong>l’attuale piazza Mazzini.<br />

Secondo la legislazione giudiziaria romana era stabilito che i processi<br />

fossero pubblici, non solo <strong>per</strong> il soggetto che li doveva gestire, cioè lo Stato,<br />

ma esigeva la massima pubblicità, quindi, che si svolgessero proprio accanto<br />

ai grandi mercati. Cesare e poi Augusto, data l’insufficien<strong>te</strong> capienza dei locali<br />

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