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Logica Matematica Corso di Laurea in Informatica ... - Mbox.dmi.unict.it

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156 CAPITOLO 7. LINGUAGGI PREDICATIVI<br />

Ovviamente, per la commutativ<strong>it</strong>à <strong>di</strong> ∧ e ∨, la formula senza la variabile<br />

libera può essere sia la prima sia la seconda della congiunzione e rispettivamente<br />

<strong>di</strong>sgiunzione. Invece il con<strong>di</strong>zionale non è commutativo. Tuttavia<br />

esistono leggi riguardanti i quantificatori nell’antecedente, forse a prima vista<br />

sorprendenti:<br />

∀x(A → B) ≡ ∃xA → B<br />

e<br />

∃x(A → B) ≡ ∀xA → B<br />

se x non occorre libera <strong>in</strong> B.<br />

La prima legge corrisponde al seguente uso l<strong>in</strong>guistico: quando si <strong>di</strong>ce<br />

che qualche cosa, espressa da B, <strong>di</strong>pende solo dal fatto che (l’<strong>in</strong>sieme <strong>di</strong><br />

ver<strong>it</strong>à <strong>di</strong>) A non sia vuoto, e non da un particolare elemento (come sarebbe<br />

se x occorresse <strong>in</strong> B e dovesse sod<strong>di</strong>sfarla), allora si può enfatizzare che<br />

qualunque elemento va bene. Se si afferma “se uno ha un amico è felice” —<br />

∃xA(x, y) → F (y) — si vuol <strong>di</strong>re che qualunque sia l’amico, anche un cane,<br />

porta felic<strong>it</strong>à (a y).<br />

Dimostriamo la prima (l’altra è analoga)<br />

Dimostrazione. Si supponga che l’enunciato (per semplic<strong>it</strong>à) ∃xA(x) → B<br />

sia vero, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> B vero o ∃xA falso. Se B è vero, anche allora A → B è<br />

sod<strong>di</strong>sfatta da ogni assegnazione, e ∀xA → B è vero. Se ∃xA è falso, ogni<br />

assegnazione sod<strong>di</strong>sfa A → B, e ∀xA → B è vero.<br />

Se <strong>in</strong>vece ∃xA → B è falso, allora B è falso e ∃xA è vero, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> almeno<br />

una assegnazione sod<strong>di</strong>sfa A. Questa assegnazione rende falso il con<strong>di</strong>zionale<br />

A → B, per cui ∀x(A(x) → B) non è vero.<br />

Esempio 7.2.9. Deduzione naturale <strong>di</strong> ∃xA → B ⊢ ∀x(A → B).<br />

Supponiamo che le due formule siano enunciati.<br />

1 ∃xA → B assunzione<br />

2 A assunzione da scaricare a 5<br />

3 ∃xA (I∃) da 2<br />

4 B (MP) da 1 e 3<br />

5 A → B (I→) da 2 e 4<br />

6 ∀x(A → B) (I∀) da 5<br />

Le equivalenze che permettono <strong>di</strong> spostare all’<strong>in</strong>terno i quantificatori permettono<br />

anche <strong>di</strong> spostarli all’esterno; si ottiene così che ogni formula è<br />

equivalente ad una formula <strong>in</strong> cui tutti i quantificatori sono all’<strong>in</strong>izio — e<br />

formano il cosiddetto prefisso — segu<strong>it</strong>i da una formula senza quantificatori<br />

— detta matrice; una formula scr<strong>it</strong>ta <strong>in</strong> questo modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ce <strong>in</strong> forma<br />

prenessa.

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