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Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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Da Anselmo, il locomotore color pompelmo, 2010<br />

Gianni<br />

Caccia<br />

89<br />

x<br />

ANSELMO E L’ORA IN PIÙ<br />

Galeazzo non tardò a proporre Anselmo alla ferrovia di Carabattole come un gentile regalo, un locomotore in esemplare unico. Sulle<br />

prime i dirigenti erano restii ad adottare quella macchina dalla livrea così insolita, ma presto si ricredettero quando Galeazzo mostrò loro<br />

quanto Anselmo era capace: sarà stato pure di un colore poco adatto a un locomotore, ma non aveva uguali come accelerazione, velocità,<br />

tenuta in curva, capacità di trazione. Pertanto i dirigenti della ferrovia furono convinti ad accettare l’omaggio, dispiaciuti soltanto che il<br />

costruttore insistesse nel considerarlo una copia unica, irripetibile: sì, perché Galeazzo aveva mostrato solo le doti tecniche della sua<br />

creatura e aveva taciuto le altre, quelle particolari che in un locomotore, uno solo, aveva potuto infondere.<br />

Anselmo dunque incominciò il suo servizio presso la stazione di Carabattole e fin dal principio, data la sua unicità, fu impiegato per i<br />

compiti più diversi. Trainava treni locali, treni espressi, treni rapidi, treni merci, a qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi giorno, feriale e<br />

festivo, regolando le sue facoltà a seconda del viaggio che doveva compiere: lento e sornione con gli accelerati, più veloce con i treni<br />

diretti, un fulmine con i rapidi, potente e muscoloso con i pesanti convogli merci. E finito il suo dovere, si ritirava assieme ad altri<br />

locomotori nel deposito ai margini della stazione, dove riposava in attesa di un nuovo viaggio. Sempre regolare, sempre puntuale, mai un<br />

secondo di ritardo, si comportava egregiamente in tutte le situazioni, tanto che i macchinisti cominciarono ad apprezzarlo per le sue qualità<br />

e ad essere contenti se c’era lui in servizio. Talvolta sembrava loro che quel locomotore fosse un po’ speciale, non semplicemente un<br />

mezzo che andava su rotaie ma come dotato di sentimento, testa e cuore; e non sapevano quanto fossero vicini al vero.<br />

Un mattino, Anselmo doveva guidare un treno locale di lavoratori e studenti verso la città di Carabattole. L’arrivo era previsto per le otto<br />

in punto e già alla stazione di partenza tutte le carrozze si riempivano di passeggeri che si affrettavano a salire correndo lungo il<br />

marciapiede, per occupare i pochi posti a sedere ancora liberi. Era una bella giornata di primavera, il sole brillava ridente in un cielo azzurro<br />

sgombro di nuvole, ma nessuno sembrava guardarlo, tutti presi dai loro impegni giornalieri.<br />

Anselmo partì puntualissimo, uscì lentamente dall’intrico di binari della stazione, quindi prese velocità per la campagna tutta fiorita di<br />

alberi con il loro vestito di primavera, erba verde lucida, colori e profumi della nuova stagione. Ma ad un tratto accadde qualcosa di<br />

inspiegabile: Anselmo rallentò fino a fermarsi, dai carrelli spuntarono delle sbarre metalliche come delle zampette, e con quelle si allontanò<br />

dai binari per un bel prato di erba soffice, ancora bagnata, a lato della ferrovia, abbassò le sue antenne e andò a distendersi sotto un<br />

maestoso albero dalla grande ombra.<br />

I viaggiatori manifestarono sorpresa, stupore, ira.<br />

– Ma che cos’è questo? Un locomotore che molla il viaggio e se ne va per i fatti suoi?<br />

– Inaudito!<br />

– È una vergogna!<br />

– Che stranezza. Ma com’è possibile?<br />

– E ora? Come faccio ad essere al lavoro in orario?<br />

– E io devo andare a scuola! Come lo giustifico il ritardo?<br />

– E i macchinisti cosa fanno? E il capotreno?<br />

– Ehi, capotreno, fa’ ripartire!<br />

– L’avranno fatto apposta, per non lavorare. Ma mi sentiranno. Denuncerò la ferrovia!

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