Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca
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Su La stadera<br />
Per dire e per dirsi che esiste una via d’uscita per affrontare l’immaginario, anche quando la realtà cerca di sovvertire ogni divenire, il<br />
racconto cerca di proporsi con i mezzi più affilati che l’autore riesce a reperire.<br />
Questa alchimia costituisce un fenomeno assolutamente originale ed anche straordinario quando l’amarezza, che Gianni Caccia rende<br />
tangibile, si introduce subdola nelle storie, fra le trame dei singoli racconti, ricchi di riconoscibili colpi di scena. La solitudine del personaggio, la<br />
sfuggente ansia del proporsi sono punto di partenza e punto di arrivo della vicenda umana, che si intesse lungo tutte le pagine. Non è<br />
assolutamente riconoscibile la “tragedia”, ma in fondo ad ogni significazione appare un potenziale terreno fertile per l’elemento scatenante: un<br />
gesto, una frase, un evento improvviso, una tensione trattenuta a stento sostengono la prova di una ostinata tensione, ben registrata e quasi<br />
sempre variopinta.<br />
I destini non sono segnati dal fato ineluttabile, eppure le scelte vengono sottoposte a ingranaggi che fanno cambiare il cammino. […] La<br />
malinconia riesce ad entrare nell’idea del vissuto, a volte nebuloso, a volte splendidamente annullato nelle pieghe di un tempo nuovo e<br />
migliore, che valga la nostra storia sociale, l’architettura del segno, o l’ipotesi di una coscienza dello svuotamento dei principi, chiusi il più delle<br />
volte nei luoghi comuni dell’indistinto.<br />
Qui la prosa è ben diretta verso la ricerca di brani asciutti e sapientemente ponderati, ove l’atto del dire rispecchia quei riflessi della realtà<br />
che non si nasconde al nostro sguardo e alla nostra indagine, sia nei percorsi di una immediata osservazione sia nel ricadere del rapido sfoglio<br />
delle vicissitudini.<br />
Il desiderio della fiaba non è vagheggiato, abitato nell’attimo del suo apparire o variegato sulla retina del cuore, perché il senso amabile e<br />
sorridente della vita, spesa nel quotidiano affanno, diviene complice di un assoluto microcosmo in armonia con una lacerante metafora della<br />
suggestione.<br />
L’autore ci lascia tra cronaca concretamente significata e velluto di complicità, per la dimensione surreale di alcuni passaggi, nella sua<br />
capacità di offrire la forza della concretezza abbinata alla mitica fierezza dell’inventiva.<br />
Antonio Spagnuolo, “Vico Acitillo - Poetry Wave”, 2006<br />
* * *<br />
Dopo aver percorso i sentieri della memoria e dell’immaginazione tracciati da Gianni Caccia nella raccolta La Vallemme dentro (Edizioni<br />
Joker, Novi Ligure 2000), passo ora ad osservare, in qualità di lettore, le oscillazioni asincroniche de La stadera, il suo volume di racconti di<br />
recente uscita, pubblicato anche in questa occasione con le edizioni Joker, e accompagnato dalle significative e graffianti illustrazioni di Pietro<br />
Casarini. Le oscillazioni della bilancia, simbolo antico e a volte involontariamente autoironico, sono state prese dall’autore come emblema<br />
dominante per rappresentare storie che vertono tutte, seppure da punti di vista variegati e divergenti, sul tema della giustizia.<br />
L’argomento è quanto mai spinoso e suscettibile di discussioni e diatribe infinite. Persino una moderna bilancia elettronica avrebbe difficoltà<br />
in moltissimi casi a distinguere tra bianco e nero, giusto e sbagliato. Ma la giustizia, o ciò che chiamiamo per convenienza e necessità con tale<br />
nome, è affidata, Caccia lo sa e lo illustra bene, ad una stadera. Uno strumento di misurazione vecchio, quasi da medio evo, davvero poco<br />
moderno. Uno strumento con cui si va quasi ad occhio, o, comunque, che necessita di un’occhiata tra le due o più persone interessate alla<br />
pesatura. Uno sguardo d’intesa come a dirsi “tutti noi sappiamo bene che la misurazione è approssimativa, ma, visto che non si può fare di più,<br />
facciamo finta che sia precisa, o, almeno, che somigli in qualche modo all’idea della precisione”.<br />
Gianni<br />
Caccia<br />
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