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Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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Su La Vallemme dentro<br />

[…] Ciò che dobbiamo ammirare è il potere di comprensione e d’articolazione dell’iter diegetico che fonda l’argomento e lo colora. Il tessuto<br />

è intrecciato, nella maggioranza dei casi, di radi dialoghi interni al flusso narrativo […] con rapide vette di colloqui in atto. La parola si fa cioè in<br />

breve aura e non importa ceda a ritagli di memoria o a lacerti di leggenda. Il fascino è attivato dal meraviglioso, si vincola al fantastico, si insedia<br />

e cresce nella tipologia edenica: sono aree di un viaggio mentale ed emozionale intese al traguardo dell’innocente comunione. Nel luogo<br />

dell’apertura, ove è ospite l’intreccio, parlano nomi che sono ricamati tra storia e lingua, tra geografia e linguaggio, tra vita e letteratura. E i<br />

nomi informano un movimento continuo della frase. La stringa è mossa da guizzi adiectivali e verbali, in esercizio di sguardo, in purezza<br />

oggettuale. Tra termini culti e scelti, raffinato lessico, bizzarro conio, mentre l’universo sobriamente panico si ritira in adiacenza alla liricità<br />

quieta della prosa, risale dal fondo il senso della pace che embrica testo e autore. […]<br />

Alberto Cappi, Civiltà della parola (nota introduttiva a La Vallemme dentro).<br />

* * *<br />

Una valle è certamente un luogo, una via, piuttosto, che assieme al lento “sciogliersi” di un fiume unisce inconsapevolmente un principio ed<br />

una fine; un varco che attorno al perpetuo moto dell’acqua crea, senza sosta, consapevolezza ed improvviso oblio di sé.<br />

Nell’ultima raccolta di racconti di Gianni Caccia, la valle protagonista del suo narrare, la Vallemme, è anche e soprattutto una scena, un<br />

contenitore dai limiti dilatati intorno al quale gli avvenimenti si compiono e lontano dal quale, oggi come in passato, gli uomini vivono dentro<br />

un tempo che sfugge, correndo veloce (…tutto accade presso i fiumi, dove nessuno passa e il tempo stesso è un’ansa pigra.).<br />

La vita che lambisce il corso del Lemme ci è mostrata dall’autore come in bilico tra realtà e fiaba, tra personaggi narrati e narranti (su tutti,<br />

quelli del racconto I RICORDI DEL VECCHIO VALLEMMANO) che tracciano un sottile confine a dividere leggenda e quotidianità e che proprio su questo<br />

confine costruiscono come una misura di sogno che è dolce catarsi del vero. Se da un lato sono i personaggi ad essere protagonisti - così come<br />

si è appena detto - dall’altro sono il paesaggio e la natura a collocare il libro di Caccia dentro una dimensione di “vita senza uomini” che lascia<br />

flebilmente trasparire l’istinto di fuga dal contesto della società civile di oggi e dalle costrizioni che questa impone nei rapporti tra le persone<br />

(…non potevo più tornare per loro, ma da loro, da come li avevo lasciati, se mai... la facoltà di prendersi, lasciarsi senza pegno e ugualmente<br />

riprendersi, solo per guadagnarne un piacere proprio e farne parte…).<br />

Il testo LA PIENA, che chiude la prima parte del volume, dà il là - con l’immagine del fiume che si sta ripigliando tutto, violentemente - al<br />

secondo gruppo di racconti, al “momento” finale dell’opera. A partire da IL TESTAMENTO ed attraverso gli ultimi tre scritti, l’autore disegna un<br />

mondo sull’orlo del degrado ambientale (la minaccia dell’Oxygenia), un “universo” nel quale i protagonisti sono assaliti da paure (in L’USCITA) ed<br />

i sogni o i miti narrati sono inspiegabili, quasi principi di incubi (in UNO SQUARCIO NEL CIELO). In questo contesto si vive di una precarietà che incalza<br />

e di una natura che lentamente lascia spazio ad ambientazioni sfumate. Qui gli uomini sembrano sopravvivere ai margini dell’oblio (…uomini di<br />

nessuna città…), appaiono impotenti, desiderosi di solitudine (…quando ogni più piccola traccia dell’esterno sarà sfumata nella tenebra ed essa<br />

potrà essere mia, solo per sempre mia, nel mio cantuccio) e miseramente impegnati nella ricerca di colpevoli e di colpe che forse non esistono<br />

(in UOMINI DELLE RADURE).<br />

LA VALLEMME DENTRO è una raccolta di racconti in cui i principali registri narrativi - paesaggio e personaggi, differentemente concepiti nelle<br />

due parti del libro - sono come attratti dalle aree in cui gli stessi sono continuamente posti in sovrapposizione; sono come sospesi nel vuoto,<br />

galleggianti in quell’alone come di dormi-veglia, dove il tempo che trascorre sembra dover ancora giungere.<br />

Il risultato al quale l’autore approda è quello di un equilibrio mirabile, di una combinazione sapiente di atmosfere e contenuti che consente<br />

al lettore di avvicinarsi all’opera con cresce rapimo.<br />

Gianni<br />

Caccia<br />

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