Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca
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Su Delle marionette, dei Burattini e del Burattinaio. Rilettura fantastica del Teatrino<br />
immediate, più aneddotico che uomo sicuro, più compagno di giochi che serioso pedagogo. Questa è una sensibile devozione che merita<br />
durata; non si rivela soltanto in periferia o in una zona del mercato settimanale che ha bisogno di riempire il vuoto di uno spazio per venditori di<br />
cose. L’interesse non sorveglia alcuna ambiguità, né destina a dissidenti filosofie popolari anacronistiche<br />
anzi cita per loro il movimento obbligato, scioglie con rapidità i nodi posti dagli assidui interrogativi sulla vita e la non vita delle persone che<br />
lottano adoprando la voce cruda e il magnetofono, la pubblicità assillante, la lingua della ricerca che fonda (e sogna) un sempre più diretto<br />
capire nel mare magnum dell’attualità. Per più orizzonti ancella d’una modernità lucida che resta più spesso vezzo assente e maniera di farsi<br />
progressivi o docili a quello che morde o s’aggira tra noi secondo le immagini correnti sapidamente coinvolte. Liliana Ugolini intende per più<br />
necessità questo genere di teatro, definisce, inscrive le istanze (peraltro praticate in fonti e fondi diversi di poeticità incancellabile)<br />
rivendicando la passione della sua scelta e proiettando essenze, accessi, ebbre cause (non auliche o arse ) per motivare il coraggio e il volo della<br />
fantasia, la denuncia, il garbo che diviene attrazione sempre meglio riaccesa, elemento del cosmo a cui si affida, che dal teatro giunge ad un<br />
Oltre che diventa ductus di entusiasmo scritto (e orale) ripartendo di là, vincendo qualsiasi rumore e senso proibito. Armonie e disarmonie<br />
(evidenti o recondite) sono esplicitate nel testo cartaceo (prosa-verso, avallo disegnato) e sono guida al lettore di questo volume prezioso la cui<br />
didattica s’ inscrive nella nozione mentale ( e pragmatica) che lo ha generato e che senz’altro non va eluso per altre seduzioni illette perché non<br />
deduttive su ciò che nell’ esistenza di ognuno accade. Nell’attraversamento di questa transizione ormai datata e pur insidiosa è riconoscibile la<br />
qualità (non dogmatica) del contributo indirizzato all’argomento e qui si offrono le spiegazioni talora sorprendenti e icastiche, inseparabili da<br />
una specie di allegoria, non solo formale delle cognizioni insinuate nella fisica delle espressioni. Esse in tutto rileggono le fantasie di quel<br />
“teatrino” che ormai riassume l’elan vital e la fortuna della ricerca che le sorelle Ugolini hanno imposto come un neo-idillio agli stessi tragitti<br />
della poesia dei nostri anni. Senza appoggiarsi affatto ad altro transfert per caratterizzarli “ da qui all’eternità”, proprio perché il teatro è vita e<br />
ogni viaggio verso di esso, travaso universale.<br />
Domenico Cara, “Vernice”, 36, 2007<br />
* * *<br />
[…] Un’ atmosfera festosa e in continuo movimento incornicia l’incontro ben riuscito di prosa, poesia e immagine in Delle Marionette, dei<br />
Burattini e del Burattinaio, all’insegna di un fatato surrealismo in chiave storica e psicanalitica, che si rende favola per metafore del destino<br />
umano rappresentato sulla scena del mondo: l’immenso teatro senza confini determinati e senza un fondo scena conclusivo. Liliana lavora sulla<br />
parola in modo più etereo e meno laboratoriale rispetto al passato, ma anche con più profondi intenti cognitivi ed esplicativi; mentre Giovanna<br />
inventa un fantastico mondo di figurine seducenti e maliziose, cariche di nostalgia e di bellezza: le due sorelle Ugolini ancora una volta<br />
conquistano il lettore per la grazia e la ricchezza delle loro alluse corrispondenze di significati e di emozioni. […]<br />
Sandro Gros-Pietro, “Punto d’incontro”, 3 – 4, 2007<br />
Liliana<br />
Ugolini<br />
183<br />
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