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Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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Da Gioco d’ombre sul sipario, 2010<br />

Liliana<br />

Ugolini<br />

185<br />

Il mimo:<br />

Fugace notte pulsa di bagliori<br />

nell’apparente immenso dello sguardo<br />

che abbraccia la galassia.<br />

Lontano in tempi sto alla meraviglia<br />

delle stelle al centro d’universo<br />

e dall’inimmaginabile infinito<br />

sparisco sovrastato<br />

(quanti passi su pietre assorbiti in silenzio<br />

sono trascorsi e tra spacchi ricordi germogliano<br />

di noi che ritorniamo bendati all’avvenire.<br />

Mia sicurezza è il magma che si muove<br />

delle nostre storie pietra o meteora)<br />

C’era una volta e c’è<br />

L’abbraccio è fino a l’aria degli abissi<br />

oltre vette rovesciate bollenti<br />

in pelle di corolle<br />

smagliate agli occhi d’amore<br />

Il Circo<br />

Il Clown bianco duplicato interviene con grazia ma non c’è.<br />

Intorno in un’apoteosi di perfezione di pochi minuti, le figure incorporee<br />

svaniscono in forme come nuvole. Hanno volti coperte da un trucco<br />

indistinguibile dalla maschera, condensati alle bocche rosse. La paura e<br />

l’esaltazione sono dilatate in espressioni e sostituiscono le parole. Intorno corpi<br />

flessuosi, fasciati da costumi raffinati, raggiungono tutti i colori con la gamma in<br />

natura. Piccoli ed eccelsi gli uomini volano sui trapezi o appesi a drappi d’ali o in<br />

bilico sulle corde. Volteggiano dicendo la certezza matematica d’un calcolo e la<br />

caducità e l’imperfezione restano negli occhi stupefatti degli spettatori. Gli<br />

oggetti volano lanciati sfruttando la forza centrifuga e ricadono perfetti al centro<br />

della gravità. Una figura rossa, morbida e soffice, rotea mostrando un corpo<br />

flessibile pronto a cogliere ogni bagliore e la sua bellezza colpisce intrigando<br />

l’ombra. I Clown sgargianti salgono come astronauti e combinano guai in<br />

sperimentazioni togliendosi stranamente la calotta per respirare. Tre piccole<br />

donne-bambine dimostrano nel lancio e nella ripresa d’un rocchetto, la fede nella<br />

realizzazione dell’idea che tutto sia possibile insita in ogni alba della gioventù<br />

riuscendo a dimostrarlo in una compiutezza di tempi che non tiene conto<br />

dell’imprevedibilità. Vola azzurro in pose statiche un corpo, o meglio, l’essenza<br />

d’un corpo di uomo che ha già vinto le leggi scoperte dalla scienza mentre una<br />

ballerina, diafana, sottolinea in passi di danza che appena toccano il pavimento, la<br />

trascendenza dell’anima dell’Arte che aleggia tutt’intorno. Un bagliore terrifico<br />

ad un tratto ferma l’esattezza dell’insieme poi, lentamente integrandosi, lascia<br />

che l’effetto dirompente si sciolga in uno specchio opaco. Tutto torna di nuovo a<br />

muoversi in euforia e leggerezza in un estratto che qui, dura un’ora e mezzo e un<br />

niente nell’orologio dell’età della terra.

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