Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca
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Da Il mare a destra, 2004<br />
Massimo<br />
Gezzi<br />
104<br />
...ma<br />
nella mia casa c’è un sollievo di pellicola,<br />
il vuoto aggalla come il tondo<br />
fluorescente sopra l’amo, il vuoto,<br />
il silenzio di sasso che non si dirada –<br />
(fossimo piante per lo meno<br />
tratterremmo nel profondo il gocciolio della linfa,<br />
non il solido ossario delle cose, il marmo<br />
dei pavimenti) –<br />
A volte la sera sembra incline a spalancarsi.<br />
Poi lo schiaffo dei treni lungomare,<br />
le palpebre sfrangiate dei pipistrelli sui lampioni.<br />
Le cose che tornano a covare le cricche<br />
che improvvisamente le schiantano in due.<br />
Congedo da riva e orizzonte<br />
And out of the swing of the sea<br />
(G. M. Hopkins)<br />
Ma a che cosa potranno servire questi segni?<br />
I muri non salgono, non ci sono<br />
nemmeno i mattoni. Il treno ogni volta<br />
aspetta alla stazione, ma il viaggio<br />
si è fatto meccanico, percorso prevedibile<br />
da ripetere a mente. Il carillon delle stagioni<br />
riporta le sue musiche autunnali: ieri notte,<br />
mentre ci amavamo, una ipnotica grandine<br />
di gocce ripeteva i nostri nomi,<br />
e una vampa di pioggia colorava<br />
di spessore l’arancione dei fanali.<br />
Anche per la pioggia meraviglia. Anche<br />
per la quiete momentanea di una stanza,<br />
prima che il mare a destra ritorni<br />
a tracciare sul vetro le sue ostinate<br />
due righe di saluto.<br />
NOTA. VINTEUIL.<br />
La riemersione mentale di un cronotopo dettagliato durante l’ascolto (a distanza di qualche tempo) di brani musicali che hanno accompagnato spezzoni più o meno lunghi della<br />
nostra esistenza è la molla che ha generato questa sezione. Il fenomeno richiama immediatamente alla memoria molte pagine di Proust. I brani indicati a margine (quasi<br />
andassero on air nel mentre che l’autore scrive e il lettore legge) sono alcune delle canzoni che duranti i miei anni universitari bolognesi le tv musicali, su cui troppo spesso ci si<br />
sintonizzava nelle pause o durante i pasti, diffondevano ossessivamente per brevi periodi, per poi cedere il posto alla cadenza altrettanto coattiva di un’altra hit.. Altre, magari<br />
orribili (come Luna di Togni per il Tondelli di Pao Pao…), ebbero la ventura di capitarmi nelle orecchie (o davanti agli occhi, nella forma d’arte sempre più arguta che è il videoclip)<br />
in alcuni momenti particolari, rimasti impigliati nella memoria e nei testi che le danno voce. Talvolta (Oh, eravamo in riga…; «Ridicoli», diciamo, quasi…) i versi si riferiscono<br />
esplicitamente alle scene dei videoclip delle canzoni richiamate in esergo.