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Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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Da Il mare a destra, 2004<br />

Massimo<br />

Gezzi<br />

95<br />

«Il miracolo è che il cielo<br />

non scivola di un dito, che il mare<br />

non trabocca nella conca<br />

su cui pende – questi colori,<br />

che in un piano segreto della mente<br />

sono cose, legano il nostro corso<br />

a uno stupore che continua:<br />

perciò dovete accorgervi<br />

che è tardi, che c’è da condividere<br />

il pane del linguaggio, la forza,<br />

la fatica – stiamo nel minimo<br />

tempo di un’eclisse: bisogna<br />

partire una volta per sempre».<br />

Da I<br />

C’è troppa notte quando<br />

il treno delle dodici e quaranta<br />

trascina i suoi bagliori sulla sabbia marchigiana,<br />

e Fano e Senigallia si illuminano<br />

appena, come per la lama<br />

di chiaro di una torcia: lontano<br />

le petroliere coltivano un brandello<br />

di luce, più netta di quella<br />

dei corridoi delle carrozze –<br />

noi scivoliamo nel sonno sordomuti,<br />

nella semioscurità siamo<br />

sagome di cose.<br />

La collina è una parentesi di steli,<br />

la luce del tardo pomeriggio<br />

anconetano la invita ad allungarsi<br />

negli occhi degli autisti, ad allagarne<br />

il respiro quando imboccano<br />

l’ultima curva della nuova superstrada –<br />

il grano è a quota venti, un giaciglio<br />

inespugnabile per gatti ed insetti, e spesso<br />

una festa di fiocchi di vento.<br />

Gli autisti la guardano, e nell’onda<br />

silenziosa ascoltano<br />

la terra rivolgersi e ruotare.

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