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Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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Su Il mare a destra<br />

[…] Leggendo Il mare a destra si sente, con forza, l’appartenenza di Gezzi ad una koinè poetica alta ed internazionale. Si tratta di quel connubio<br />

di accumulazione, finezza metrica (con punte di understatement che non sono sciatte, ma rappresentano, montalianamente, il rovescio della<br />

medaglia) e allusività (anche nella narratività) che, in generale, può appartenere a Raboni come a Miłosz. Il libro ha pochissimo dell’opera prima<br />

e, di conseguenza, pochissime tracce di una gioventù standard (né di giovanilismo) […]<br />

Massimo Sannelli, Provincia e koinè, “microcritica”, 04/02/2005<br />

* * *<br />

[…] …ad ogni ripresa di lettura, scorgo, in queste intense poesie dell’autore marchigiano, un volto e una forgiatura diversi, come se, da un<br />

avvicinamento all’altro, nottetempo mi verrebbe da dire, qualcosa mutasse nei testi letti la volta precedente. Io credo che questo accada<br />

perché Gezzi, avendo dalla sua una forte personalità narrante, riesce a germinare nel lettore i diversi piani di una identica contingenza. […] Le<br />

caratteristiche di Gezzi sono almeno due. Una, sul versante della personalità, è quella che consiste nello scendere negli angoli più riposti della<br />

coscienza e della sua auscultazione: egli è decifrabile nel proprio rilevare i grumi esistenziali, proprio come farebbe un contabile di partita<br />

doppia, oppure il chimico che pone sul tavolo del laboratorio i minimi lacerti delle rare sostanze dell’animo umano. […] La seconda peculiarità<br />

del nostro autore in questione viene decifrata sul versante della struttura ed è l’accumulo - vuoi di particelle grammaticali (le numerose<br />

preposizioni, semplici e articolate, che evitano una più fitta aggettivazione), vuoi di luoghi, di pensieri e di tutta un’oggettistica quanto mai<br />

interessante -. […]<br />

Gianfranco Fabbri, Una poesia senza steccati generazionali, “la costruzione del verso & altre cose”, 24/02/2005<br />

* * *<br />

[…] Pagina dopo pagina, mi sono confermato nell’idea che dall’affermazione di Gezzi sul “peso” dei luoghi si potesse risalire a quella presenza<br />

[Sereni] tra i suoi punti di riferimento. Basti dire che la trafila isotopica che governa il libro è quella del viaggio (fin dal titolo, per cui si veda la<br />

poesia che conclude), e che la modalità di pronuncia fondamentale è l’interlocuzione (il libretto pone in limine il discorso virgolettato di una<br />

seconda persona): esemplare la bella poesia che sigilla la prima sezione, dove è messo in scena un dialogo (anche di sguardi) a tre in uno<br />

scompartimento ferroviario [...] Ma si dovrà specificare che il viaggio conta qui in quanto modalità dello sguardo, come si ricava dalla gnome di<br />

Marco Paolini – “Il treno è visione laterale della vita” - collocata in epigrafe di Il punto di svolta riposa ma idealmente riposizionabile ad insegna<br />

del libro [...].<br />

Rodolfo Zucco, “Poesia”, 191, Febbraio 2005<br />

* * *<br />

[…] Uno dei caratteri salienti della poesia di Gezzi è il sapersi tenere in una bolla di emotività tenue e riflessiva, in cui i fatti, spesso della più<br />

ordinaria, e per questo stupefacente, normalità si librano in un’ariosità lirica. Da ricordare in modo particolare la seconda sezione del libro,<br />

Vinteuil, per il tentativo, spesso decisamente centrato, di fare poesia con i miti d’oggi, qua certi gruppi della pop-music degli anni ‘90. […]<br />

Flavio Santi, “Pordenonelegge.it”, 04/03/2005<br />

Massimo<br />

Gezzi<br />

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