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Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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Da Anselmo, il locomotore color pompelmo, 2010<br />

Gianni<br />

Caccia<br />

90<br />

x<br />

Alcuni passeggeri cominciarono a inveire contro i macchinisti, i quali però non poterono che allargare le braccia e dire che non era colpa<br />

loro, ad un certo punto il locomotore non aveva più risposto ai comandi, si era fermato da solo e da solo si era staccato dalle rotaie ed era<br />

andato fin sotto quell’albero a sdraiarsi, e i loro tentativi di rimetterlo in moto erano stati inutili. Insomma, sembrava non ci fosse alcun<br />

modo per indurlo a ripartire.<br />

Vista la situazione, i passeggeri scesero un po’ alla volta dalle carrozze per sgranchirsi le gambe; videro finalmente la bella giornata, che<br />

prima non avevano considerato, il cielo azzurro senza nubi, il prato con i fiorellini e cominciarono a goderne. Qualcuno passeggiava,<br />

qualcuno coglieva i fiori, altri si distesero sull’erba o sotto gli alberi al limitare del prato dove riposava anche Anselmo, usando le giacche<br />

per cuscino; un bambino aveva una palla e improvvisò una partita di calcio, cui aderirono studenti e adulti in giacca e cravatta, gli zaini a<br />

terra come porte. Alcuni avevano con sé dei viveri, focaccia e biscotti e merendine, ne divisero con gli altri viaggiatori e organizzarono una<br />

gustosa colazione sul prato con le borse da lavoro come tovaglie.<br />

Passò così una parte della mattinata, quand’ecco Anselmo si drizzò sui bastoni metallici che fungevano da zampe, ritirò su le antenne e<br />

si riavviò saltellando verso la ferrovia; in breve si rimise sui binari, si riattaccò ai vagoni e lanciò un lungo fischio che segnava la fine<br />

dell’insperata vacanza. Era un fischio insolito, nel quale qualcuno credette di sentire come una nota di voce d’uomo. I viaggiatori si<br />

riscossero dalle passeggiate, dai picnic e dalle partite di calcio, e si affrettarono a raggiungere i loro posti sulle carrozze temendo che il<br />

treno partisse e li lasciasse a piedi lì, in piena campagna. Anche i macchinisti, che si erano distesi a riposare accanto ad Anselmo<br />

approfittando di quel piacevole fuori programma, balzarono su di scatto per raggiungere il locomotore; sarebbe stato buffo se a rimanere a<br />

terra fossero stati proprio loro! Il capotreno, che stava facendo capriole sull'erba con alcuni bambini, si rimise in fretta la giacca di servizio e<br />

con voce poco convinta gridò: – Tutti in carrozza! Si riparte! – E assieme agli ultimi passeggeri saltò al volo sul treno poco prima che questo<br />

riprendesse la sua corsa.<br />

Mentre il convoglio di lavoratori e studenti riacquistava velocità verso la stazione di arrivo, i viaggiatori tornavano alle loro normali<br />

abitudini.<br />

– È stato bello, sì, ma ora chissà che tardi!<br />

– E il tempo che abbiamo perso chi ce lo ripaga?<br />

– E che cosa racconto al lavoro? Che il locomotore se n’è andato per i fatti suoi a riposare? Mi prenderanno per matto!<br />

Ma quando guardarono l’orologio, tutti si accorsero con sorpresa e ammirazione che era esattamente l’ora in cui il treno si era fermato<br />

e il locomotore color pompelmo per qualche sua ragione aveva lasciato i binari: come se quel tempo nel mezzo non fosse trascorso, e fosse<br />

un di più regalato ai passeggeri perché si distendessero sull’erba e con calma passeggiassero, facessero colazione e giocassero con i<br />

bambini come bambini.<br />

– Che strano, non è passato neppure un minuto!<br />

– Forse abbiamo sognato.<br />

– Ma come! Sognato tutti insieme?<br />

– Comunque è stato piacevole. Ora vado al lavoro un po’ più contento.<br />

Mentre guidavano il locomotore, ora docile ai comandi, verso la città, i due macchinisti commentavano l’accaduto.<br />

– È davvero strano, non so spiegarmelo – diceva uno. – Ma sarebbe stato meglio non averlo avuto, il fuori programma. Questo<br />

locomotore può darci delle grane.

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