Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca
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Da Celluloide, 1998<br />
Liliana<br />
Ugolini<br />
171<br />
Vecchio Frankestein<br />
Svuota l'ampolla il cervello<br />
del buono (nel film del '31)<br />
che si frantuma e nell'alcova<br />
suona disuguale. È ancestrale<br />
(livido) un contrappunto<br />
e un basso di tonale senza l'occulto,<br />
a immagini di sosia. Quando pesante<br />
il passo, spazia il pulsare, urge<br />
la scoperta. Insita all'uomo - Golem<br />
innumerevolmente senza fine<br />
*<br />
Sento il mio silenzio impugnar<br />
parole. Un bianco e nero assurto<br />
al cambiamento veloce, a sicurezze<br />
pugne d'un globale mistero e mentre<br />
lorde barbare (fosse d'origini<br />
piene alla natura) si muovono di storie<br />
ne riconosco come centro l'uomo<br />
nell'armeggiar l'annuncio d'organini<br />
d'Ovadia. La musica riprende e la pietas<br />
più vasta si colma infrangibile.<br />
Il seppia e il grigio stampano sul retro<br />
il negativo (rosso) in stanza oscura<br />
e viene dentro al clima il pulsar<br />
formicaio. Si avverte lo sgancio<br />
(un pizzicor d'imprese) che ancora<br />
c’imballa in vagoni piombati<br />
FILMS<br />
M'incanta in bianco e nero<br />
l'ombra dei divi e il loro<br />
movimento. Figure scatti<br />
umori in fascini di gesti<br />
vivi nei trapassati.<br />
Son pellicole diafane<br />
le pelli, le mode dei vestiti<br />
celluloide. Così primi e secondi<br />
ancora si ritorna truccati<br />
d'altri tempi<br />
Oh quanto muto venga<br />
dentro ai films che il tempo<br />
nella piaga porta voci<br />
a più voci e si rinnova<br />
d'abbondanze stonate!<br />
Torna nel bianco e nero<br />
il grigio assordante di parole.<br />
Nell'emozione il tempo non ha luogo.<br />
La Havilland, la Garbo, la Bette Davis<br />
(le certezze) tutto torna al finale.<br />
Abbinate nei gesti le purezze,<br />
strabordano nel foro delle stelle<br />
e noi, da spettatori, le malizie<br />
di spazi consumiamo<br />
Le comiche affrettate<br />
nel giro di manovella<br />
contrastano d'ossimori.<br />
Nei tempi accelerati<br />
di sgambetti, le torte<br />
più eccellenti son disastri.<br />
Quanto ci occorre ridere<br />
ai momenti è fuori<br />
da schermo, fuori da parole