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Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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Su L’ultima madre e gli aquiloni e Celluloide<br />

[…] Ciò che più colpisce della introspezione letterale della Ugolini è questa straordinaria linea inventiva, misurata o scandita su timbri di una<br />

forte musicalità, che va di pari passo con cert'aurea metafisica, nella quale lo spazio si stinge nel lucore del "ticchettio dei tetti" si mescola all’<br />

"odore degli ontani" o culmina ne "la corda del tuo soffio". Non bisogna però pensare che la Ugolini accentri tutta la sua poetica attorno e per<br />

la scrittura, pur essendo evidente la predilezione per tale aspetto, perché si cadrebbe nell'ipotesi di un suo isolamento, il che non corrisponde<br />

affatto al vero. […]<br />

Angelo Lippo, “Il Giornale della Puglia”, 1998<br />

* * *<br />

[…] La traccia sinusoidale di una coda di carta colorata è una felice metafora per descrivere l'andamento de L'ultima madre e gli aquiloni di<br />

Liliana Ugolini. Testi tesi a inglobare ogni possibile stimolo esterno, producono un quadro di percorsi e di vissuti interiori caratterizzati<br />

dall'importanza della figura e della sensibilità della madre in rapporto con l’"altro", il figlio. Madre reale, descritta in prima persona, o madre<br />

assoluta, archetipo.<br />

Fabio Simonelli, “Poesia”, 1998<br />

* * *<br />

[…] Questo intenso e inteso racconto in versi [L’ultima madre e gli aquiloni] è colmo come nessun libro precedente dell'autrice d'una calda<br />

affettività, umanità profferta al dovere di vivere, alla vocazione ad amare, per cosi dire in una sorta di mobilità mimetica, che canta e tace<br />

insieme. C'è una forza magnanima e implacabile nello sguardo e nella parola di Liliana, eppure nulla di quanto la parola esprime risente di peso<br />

o di sforzo: tutto si dipana in meditata, coinvolgente presenza di tale sguardo, in una resa verbale straordinaria. […]<br />

Giovanna Fozzer , Città di Vita<br />

* * *<br />

[…] Al di là e al di sopra della "bellezza" del racconto, che prende per aver saputo affondare fino alle radici della pietas quest'ultimo libro<br />

[L’ultima madre e gli aquiloni] si evidenzia, secondo me, proprio perché rivela, nella Ugolini, la capacità di rompere gli steccati che sempre si<br />

crea attorno chi si chiude in un modello espressivo, per evadere in territori prima sconosciuti, pur mantenendo con quel modello legami<br />

infrangibili, anzi allargandone gli orizzonti senza porre alcun limite alla propria sperimentazione, che non deve mai implodere, perché altrimenti<br />

rischia di annullarsi, ma deflagrare all'esterno per illuminare oltre qualsiasi confine.<br />

Walter Nesti, “Pietra Serena”, 1998<br />

* * *<br />

[…] Una plaquette anomala con inserti "cinematografici" e il mondo del cinema visivo per eccellenza, ha suscitato nella poetessa immagini, rime<br />

concatenate, rimandi fonici, progressioni per sincope quali "allarga e allaga" e "schermi e schemi". Né "il mostro Stein" affiora una femminilità<br />

figurativa: il linguaggio poetico della Ugolini è un continuo rivolgersi al segno di una creatività mai corriva. […]<br />

Luciano Nanni, “Punto di Vista”, 1998<br />

Liliana<br />

Ugolini<br />

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