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Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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Da La stadera, 2005<br />

Gianni<br />

Caccia<br />

72<br />

x<br />

fiato e sangue; ma mi devo ripetere che è stato per la causa, che non ho sbagliato, anche questi qui lo erano, tutti comunisti, se era gente<br />

che odiavo dovevano essere dei loro, non si chiamano così ma è lo stesso, quando il comunismo è finito si sono nascosti e ora riescono con<br />

altri nomi, me lo devo ripetere a forza, che sono sempre loro e ho fatto bene.<br />

O forse quella dei comunisti è una fantasia, me lo sono chiesto in questi ultimi tempi che loro non sono più vivi come prima, che stanno<br />

nascosti e si camuffano, forse nella realtà non esistono e li ho creati io; perché c’è bisogno di odiare, c’è bisogno di crearsi un nemico cui<br />

addebitare le proprie sconfitte, e io ne ho tante, il mio fardello è lungo, non solo un nome sbagliato, c’è bisogno di ridurre a una sola cosa,<br />

il male di tutto. E loro riassumono tutto quanto c’è di male, quanto mi è contro e mi fa schifo: i delinquenti che lo stato non è buono a<br />

togliere di mezzo, i tossici e i froci che ci hanno portato le loro malattie, e infine gli invasori, prima sono venuti su i meridionali con la loro<br />

mafia, che appena sento l’accento meridionale ho subito voglia di fare macello, negli uffici sono tutti di loro, ora invece abbiamo accolto<br />

questi qui, questa gente lurida che viene a rubarci spazio e lavoro; tutti comunisti. Una volta ho gridato comunista anche a uno che mi ha<br />

tagliato la strada col rosso, non mi veniva niente di peggio. Ma comunista o altro nome non fa differenza, certe fantasie sono pericolose, e<br />

io ho preferito accantonarle; Vlady poi non voleva sentirne parlare, s’imbufaliva se uno tentava il dubbio che forse il male di tutto non era<br />

solo comunismo. È meglio mettere da parte il dubbio, si sta meglio con la certezza d’avere qualcosa contro, che quel qualcosa ha la sua<br />

identità, un nome.<br />

Questo mi dà forza, erano i miei nemici e io ero nel giusto; perché ho paura, non me lo sono ancora confessato ma ho paura, non c’è<br />

Vlady né gli altri, non l’avevo valutato così bene nell’entusiasmo di fare finalmente, io solo, la pistola l’ho buttata chi sa più dove nella foga,<br />

dev’essere stato subito dopo, quando sono corso via alla cieca, non c’erano più strade, solo spazio da divorare, da metterne più che potevo<br />

tra me e loro, tra me e quello che ho fatto; finché lo stomaco mi è salito in gola, il fiato è stato un rantolio da moribondo, e io mi sono<br />

fermato dietro questo muro sconosciuto a rifiatare, ad aspettare che arrivino nel buio, mi sta prendendo la paura, la paura è il tanfo<br />

irrimediabile del muro, del piscio di un cane, dell’asfalto, la cicca e la lattina appiattita al suolo. Così devo darmi forza, ho fatto per me, per<br />

la causa, anche se poi qualcosa non ha retto e sono fuggito da me stesso, alla cieca, erano loro o altri come loro, devo crederlo.<br />

Ma non è più così facile odiare i comunisti, almeno come li ho odiati io: tutto si è complicato in questi anni, a prima vista sembrerebbe il<br />

contrario, ora che hanno fallito e si possono dire per bene i loro crimini, altro che la favola dei campi di concentramento; e poi non è più il<br />

tempo beato che si poteva essere niente, starsene rintanati nel proprio partitino e fregarsene del resto, ora o di qui o di là, finalmente si ha<br />

il coraggio di dirsi anticomunisti mentre prima era quasi bestemmia, ti davano subito del fascio, del nazi con quell’aria di sinistra che ti<br />

s’infiltrava dappertutto e dovevi stare attento a non assorbirli anche senza volerlo, i germi della mala pianta. Per questo che ho preso a<br />

odiarli anche se non sono mai stato di destra, non è cosa per me la politica, le sottigliezze, io odiavo i comunisti e basta, senza altre<br />

etichette. Ma ora che la mala pianta ha smesso di attecchire non è più così semplice, c’è meno gusto a odiarli come li odiavo io, troppo<br />

facile dare addosso ora, bisognava odiarli prima, come la rimpiango quell’aria, quando i compagni guastavano la città e pretendevano di<br />

passare per gli unici puri perché stavano altri al governo, quando s’inlordavano dell’opulenza dell’occidente anziché andare in Cina o in<br />

Russia, nel loro paradiso, e anche se non stavano al governo partecipavano pure loro al banchetto; allora sì che c’era il gusto di stare<br />

contro, allora bisognava avere il coraggio che ho avuto io, non come certa gente che la sinistra era tutto e ora non sa più neanche cos’è.<br />

Fortuna che sono arrivati altri in soccorso, se no restavo senza nemico per le mani. Altri come loro, o gli stessi sotto altro nome e altre<br />

spoglie; sempre loro. Prima sono stati i marocchini, ma non è la stessa cosa, sporchi e accattoni, ti si appiccicano con le loro cose da<br />

vendere, e anche ladri, ma non li si può odiare allo stesso modo, sono troppo poco. Poi però sono arrivati questi, dalle ceneri di quello che<br />

una volta

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