Leonardo Mancino - Arcipelago Itaca

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L’avventura pugliese di Leonardo Mancino propria opera malgrado l’indifferenza imperante, allora come adesso, nella politica e nei protagonisti dell’agone sociale. Come ha scritto Vincenzo Jacovino, mi piace “ricordare l’uomo e l’intellettuale che ha vissuto con l’ansia di capire e la voglia imperiosa di agire”. Scoprire giorno dopo giorno la capacità con la quale conduceva il grande editore Piero Lacaita a perseguire finalità sempre più ambiziose, che lo portarono non soltanto a realizzare una delle più belle collane di poesia contemporanea, “I Testi Lacaita”, appunto, creata e diretta per molti anni da Mancino e poi continuata da Giacinto Spagnoletti, ma anche pubblicazioni di grande approfondimento letterario come l’Omaggio a Bodini, l’Omaggio a Scotellaro e, soprattutto, i due volumi dell’antologia Oltre Eboli: la poesia, punto di riferimento, per decenni, del grande laboratorio poetico meridionale. Tuttavia di quell’epoca ormai lontana, scandita dall’instancabile attività di Leonardo, il ricordo più caro, più divertente e più stimolante, è quello delle serate di lettura poetica “itineranti”, organizzate presso le biblioteche dei comuni pugliesi, serate che risultarono di grande successo e che, insieme a Leonardo, vedevano protagonisti me, Vittore Fiore, Lino Angiuli e Raffaele Nigro. Erano serate caratterizzate da una semplicità, una gioia e un’allegria nel portare la nostra parola poetica in giro per i paesi, da risultare il momento più autentico della nostra esperienza poetica e della nostra amicizia intellettuale. A distanza di qualche anno lasciammo tutti e due la Puglia, io per tornare nella mia Sicilia, Leonardo per raggiungere le sue Marche. Travolti dalle nostre pigrizie, da allora ci siamo sentiti soltanto tre o quattro volte, e della sua avventura marchigiana conosco ben poco. Ho perso certamente molto a non seguire più la sua sempre vivacissima attività culturale, e con dolore mi ripiego nel suo ricordo, riportando qui di seguito una sua composizione, scritta in occasione della morte di Tommaso Fiore e pubblicata nella breve raccolta intitolata Per struttura s’intende (Ed. geiger, 1973) nella quale già per intero si delineava la sua interpretazione dell’ideologia come chiave di lettura poetica del mondo. Biagio Balistreri, ex dirigente bancario, è nato a Roma, ma vive da oltre venticinque anni a Palermo, sua città di origine. Ha pubblicato tre libri di poesie: Respiro l'aria del Sud (I Testi, Lacaita Ed., Manduria, 1980), con prefazione di Leonardo Mancino, segnalato al Premio “Viareggio-Opera Prima” e al Premio “Vallombrosa“ e vincitore del Premio “Campofranco” 1981; Generazioni (I Testi, Lacaita Ed., Manduria, 1985), con prefazione di Carlo Bernari e Tracce (Arnaldo Lombardi Ed., Siracusa, 1989), con disegni di Bruno Caruso. Un suo racconto, Il ficus di piazza Marina, è stato pubblicato in Raccontiamo Palermo – Nuova Ipsa Ed., Palermo, 1997. Sue poesie, racconti, interventi critici e interviste sono apparsi su numerose riviste, fra le quali: “Arenaria”, “Horus”, “Acquario”, “Nuovo Mezzogiorno”, “Target,” “Pensionante de’ Saraceni” e “Caffè Greco”. Della sua opera si sono occupati , tra gli altri: Ettore Albertoni, Loredana Cacicia, Antonino Contiliano, Gianni Custodero, Gigliola De Donato, Michele Dell'Aquila, Aldo Gerbino, Remo Giacone, Vincenzo Jacovino, Leonardo Mancino, Augusta Mazzella di Bosco, Walter Nesti, Raffaele Nigro, Giancarlo Pandini, Giuseppe Quatriglio, Franca Rossi, Paolo Ruffilli, Giuseppe Zagarrio e Lucio Zinna. Ha diretto, per l’editore Arnaldo Lombardi di Siracusa, la collana letteraria Percorsi. È stato membro permanente della giuria del premio letterario promosso dall’Associazione Scrittori e Artisti di Palermo. Con un suo omaggio a Guttuso è presente nel Catalogo della mostra del pittore organizzata dalla Provincia di Siracusa nel 2001. Leonardo Mancino 30
L’avventura pugliese di Leonardo Mancino Carico di... il nostro il tuo il mio carico di disperazione e dove siamo dove l'immagine la nostra digrignata identità ricerca (absit iniuria...) lontana dalle fittizie conquiste noi tu io ricerca della condizione e lotta/e per risorgere nuove deità l'incrinatura delle coordinate per vedere meglio il nemico numero uno da abbattere chi sa chi morirà per primo e quali musiche e quali termini e perché la denuncia brucia ancora e fino a quando brucerà ten ta zio ne (quante perdite per il cammino e quante morti da sopportare) mai tentazione se non quella di morire con un « tu » più giù (molto più giù) delle labbra com'è logico che succeda occorre vivisezionare il contadino che muore (quando riesce a morire con pochi grammi di carne addosso!) per capire come anche perché dove quando la condizione del poeta è sempre guerra. ................................. il contadino che muore...: tommaso fioreeeeeeee, quattro giugno settantatre, la fine. Leonardo Mancino 31
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