Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio
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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 105<br />
sibile: gli "Apicultori" hanno l'effetto di tronchi d'albero che camminano, i giochi dei<br />
bambini sembrano strane manie.<br />
L'uomo si trova di fronte alla natura, intera come un Tutto. La natura è grande e governata<br />
dalla grande vita, trasforma tutto nel Tutto ed è piena di grandi e piccoli miracoli.<br />
È grande nel continuo avvicendarsi <strong>del</strong>le stagioni, sta infinitamente al di sopra di<br />
quel brulicante formicaio che è il popolo stolto; ma nella sua grandezza e nel senso di<br />
timore ch'essa suscita è tuttavia anche familiare, vicina, accogliente. L'uomo invece è<br />
snaturato.<br />
In Brueghel questa natura <strong>del</strong>l'uomo è legata chiaramente alla concezione che il protestantesimo<br />
ha <strong>del</strong>l'uomo stesso. L'uomo viene sperimentato nella sua natura fallace:<br />
non si può dire ch'esso sia addirittura cattivo, ma in esso sono personificati tutti i vizi:<br />
è stupido, torvo, pigro, vile, avido, ghiotto, rozzo, stolto. Ha abdicato alla sua originaria<br />
dignità e nobiltà ed è incapace di risollevarsi con le sue proprie forze; è un ammasso<br />
di terra.<br />
In Brueghel la concezione <strong>del</strong>la natura si distingue, già per questo, dalla concezione<br />
<strong>del</strong> tardo secolo diciannovesimo e <strong>del</strong> secolo ventesimo, in cui nella rovina <strong>del</strong>l'uomo<br />
viene coinvolta anche la natura. E ancor più essa si distingue per il fatto che l'uomo,<br />
pur nella sua bassezza, viene visto – è vero – senza abbellimenti ma non senza simpatia,<br />
cioè come fenomeno tragicomico: lo si guarda con sgomento, con vergogna e tuttavia<br />
anche con una certa partecipazione e con un certo umorismo.<br />
Fra questi tre fenomeni - Bosch, Brueghel e i manieristi - fenomeni che profetizzano<br />
nell'arte moderna la comparsa <strong>del</strong>l'inferno, <strong>del</strong>l'uomo estraneato e <strong>del</strong>la morte, esistono<br />
anche legami storici. Brueghel deriva da Bosch e viene additato dai suoi contemporanei<br />
dotati di maggiore perspicacia come un secondo Bosch. In alcune opere ("Caduta<br />
degli angeli", "Immagini dei vizi", "Trionfo <strong>del</strong>la morte") continua la linea di Bosch e addirittura<br />
la supera nel quadro "Greta la pazza", la più grandiosa rappresentazione finora<br />
esistente <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>la follia. Del rapporto fra Brueghel e il manierismo abbiamo<br />
già parlato.<br />
L'epoca dal 1510 a circa il 1590 porta dunque alla ribalta, non toccati dal nuovo ottimismo<br />
<strong>del</strong> rinascimento, gli elementi in un certo senso negativi <strong>del</strong>la sua ottimistica<br />
concezione <strong>del</strong>l'uomo, i quali sono sintomo di una grande crisi spirituale.<br />
IL CARATTERE DELL'ARTE INGLESE<br />
All'arte figurativa <strong>del</strong>l'Inghilterra manca l'elemento plastico e il legame con l'uomo<br />
come "<strong>centro</strong>". Ambedue i fenomeni sono strettamente legati l'uno all'altro.<br />
L'Inghilterra non ha dato neppure uno scultore di livello europeo. A differenza <strong>del</strong>le<br />
cattedrali francesi, la grande quantità di sculture <strong>del</strong>le cattedrali inglesi resta legata alle<br />
superfici piatte.<br />
L'assenza <strong>del</strong>l'elemento plastico porta ovviamente l'architettura ad una scissione fra<br />
la forma-base - nuda e concepita a forma di parallelepipedi e in maniera non plastica<br />
- e le singole forme, spesso lavorate a filigrana, le quali, prive anch'esse di carattere<br />
plastico, rivestono la forma-base, come una decorazione senza legame con essa. Questo<br />
carattere è permanente nell'architettura inglese a cominciare dai suoi tempi antichi<br />
(un esempio è la torre di Earls Barton, <strong>del</strong> 10° secolo) e prosegue durante l'epoca <strong>del</strong><br />
romanico e <strong>del</strong> gotico fino al rinascimento inglese e al cosiddetto "barocco". Ma è anche<br />
uno dei caratteri tipici <strong>del</strong>l'architettura <strong>del</strong> secolo diciannovesimo. Infatti, già verso<br />
la fine <strong>del</strong> diciottesimo secolo, può accadere in Inghilterra che la nuda forma di un edificio<br />
venga rivestita, a piacimento, sia con forme gotiche sia anche con forme classiche,<br />
proprio perché fra questi elementi non esiste alcuna unità organica.<br />
L'architettura inglese giunge all'apice in un'epoca in cui le sue forme appaiono quasi<br />
irrigidite, cioè all'epoca <strong>del</strong>lo stile perpendicolare e <strong>del</strong> palladianismo inglese.<br />
L'Inghilterra non ha avuto alcuna parte nell'epoca che in Europa va sotto il segno<br />
<strong>del</strong>l'uomo grande e "divino", epoca che dà origine alla fusione <strong>del</strong>la scultura con la pittura<br />
e di queste con l'architettura. Manca la statua e mancano anche la grande pittura<br />
<strong>del</strong>la volta, le pareti istoriate e il ritratto che eleva l'uomo. In un certo senso, nei secoli<br />
6 aprile 2013