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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 138<br />

nità dei santi; entrano nel "museo immaginario" di un André Malraux. 235 Questo tipo dì<br />

considerazione è proprio dei dilettanti e degli storici <strong>del</strong>l'arte, in quanto essi assolvono<br />

il primo dei loro compiti, ossia "l'interpretazione" <strong>del</strong>le opere d'arte, che non consiste<br />

in altro se non di porle nella realtà presente. 236 Ma il vero artista non può mai essere<br />

così tollerante come questo Pantheon <strong>del</strong>l'arte poiché la sua opera ne esclude, unicamente<br />

con la sua presenza, numerose altre, designandone come affini un numero relativamente<br />

esiguo di esse. A questa considerazione - sebbene essa sia già stata oggetto<br />

<strong>del</strong> nostro attento studio - questo libro non dà alcun apporto perché non giudica nessuno<br />

dei capolavori <strong>del</strong>l'arte moderna nella sua pienezza, non li considera cioè come<br />

un piccolo mondo a sé.<br />

La seconda maniera di considerare l'arte, quella che ritiene l'arte stessa un sedimento<br />

di avvenimenti passati, è, in un senso più ristretto, storica, È una grande conquista<br />

<strong>del</strong>la moderna storia <strong>del</strong>l'arte l'aver constatato che non solo è possibile determinare "la<br />

maniera nella quale qualche cosa avvenne" (Ranke) ma che, di ciò che è avvenuto, molto<br />

(forse più di quanto non si pensi) è dovuto anche a una specie di necessità interiore<br />

degli avvenimenti stessi (Alois Riegl). Vi sono avvenimenti storici densi di significato<br />

nei quali il "necessario" con il "casuale" s'intrecciano continuamente in maniera nuova e<br />

singolare. Essi si notano perfino nella storia <strong>del</strong>l'arte intesa in sé e per sé; e questa è<br />

forse la ragione profonda per cui le opere d'arte nascono da altre opere d'arte, sono<br />

cioè "incontri" coscienti o incoscienti dei loro creatori con altre opere d'arte. Questa idea<br />

è stata espressa in maniera particolarmente chiara da A. Malraux. Su queste considerazioni<br />

il presente lavoro offre una nuova esperienza sostenendo che in questi due<br />

ultimi secoli il corso <strong>del</strong>la storia è molto più logico di quanto non Io farebbe presupporre<br />

il caos esistente in superficie. 237 Esso però non deve basarsi sui concetti di "stile"<br />

e di "sviluppo" che agiscono da elementi armonizzatori. La storia <strong>del</strong>lo stile, infatti,<br />

non ha mai dato tante <strong>del</strong>usioni come nello studio di quest'epoca. Era però assolutamente<br />

errato trame la conseguenza che questo procedimento non avesse una unità<br />

spirituale: il principio <strong>del</strong>la sua unità è forse - come avviene in una esplosione - proprio<br />

la disintegrazione, l'eccentricità, le quali, dal canto loro, fanno nascere forze e<br />

movimenti reintegratori. 238 Se Jakob Burckhardt poté dire riguardo alla politica che "il<br />

temporale che ha colpito il mondo nel 1789 si ripercuote ancora su di noi", nell'arte si<br />

può risalire ancora più indietro e dire: le ideologie nate intorno alla metà <strong>del</strong> secolo diciottesimo<br />

(in Inghilterra ancora prima) determinano, a grandi linee, gli avvenimenti<br />

<strong>del</strong>l'arte fino ai nostri giorni; ancora non hanno finito di agire le forze che giunsero allora<br />

ad ottenere la supremazia. Questa è certamente soltanto una prospettiva storica<br />

fra varie altre possibili ma, secondo me, è una prospettiva indispensabile per arrivare a<br />

comprendere lo spirito <strong>del</strong>l'epoca.<br />

Come le due prime maniere di considerare l'arte non possono se non completarsi a<br />

vicenda, così la seconda - presa isolatamente - richiede a sua volta un'altra maniera<br />

che la completi dal punto di vista <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> pensiero. Poiché se è vero che l'arte<br />

nasce dal suo "incontro" con l'arte precedente, nella quale si basa appunto l'indipendenza<br />

<strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>l'arte, così ogni arte (come pure ogni tendenza ed ogni opera) è<br />

una professione di fede verso l'Assoluto, non soltanto per il suo contenuto, ma anche<br />

per la sua forma. Stabilire il Credo per ogni opera d'arte e per ogni artista (per<br />

quest'ultimo non la professione privata <strong>del</strong>la sua fede, ma quella proclamata dalla sua<br />

arte) e associarla alle professione di fede affini <strong>del</strong>la letteratura, <strong>del</strong>la religione ecc., è il<br />

grande compito <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> pensiero. 239 Per i secoli diciannovesimo e ventesimo<br />

235 A. MALRAUX, Psychologie de l'art.<br />

236 L'opera <strong>del</strong>l'interprete è descritta da ERNESTO GRASSI, in Das Problem des Erhabenen nel volume Geistige<br />

Ueberlieferung, II, Berlino 1942).<br />

237 H. SEDLMAYR, Verlust der Mitte - eine Formel und ihr Sinn, in "Mitteilungen der Gesellschaft für Kunstforschung<br />

in Wien", dicembre 1950. Cfr. ora H. SEDLMAYR, Die Revolution der modernen Kunst, in "Rowohlts<br />

Deutsche Enzyklopädie", vol. I, 1955, ed. tascabile).<br />

238 Anche F. ADAMA VAN SCHELTEMA riconosce la perdita <strong>del</strong> <strong>centro</strong> come l'essenza <strong>del</strong> decorso spirituale<br />

di quest'epoca; cfr. Die geistige Mitte, Monaco 1947).<br />

239 Cfr. H. SEDLMAYR, Kunstgeschichte als Geistesgeschichte, nella rivista "Wort und Wahrheit", Vienna,<br />

aprile 1949.<br />

6 aprile 2013

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