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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 71<br />

fatto che essa scopre qui il regno <strong>del</strong> colore considerato in se stesso. Quest'arte non<br />

trova l'elemento oggettivo in una sfera soggettiva, ma vi giunge attraverso un moto repressivo.<br />

Tale principio è in sé molto naturale e, al tempo stesso, estremamente artificioso.<br />

Esso esige una repressione così come può accadere nella vita solo in determinate<br />

e rare condizioni: uno stato cioè di estrema indifferenza <strong>del</strong>lo spirito e <strong>del</strong>l'anima<br />

per ciò che l'occhio vede. Se si intende in questo senso l'arte di Cézanne, si può anche<br />

comprendere perché Novotny la definisca innaturale e lontana dalla vita: sottrarre dal<br />

processo visivo le altre sfere umane in favore <strong>del</strong> "puro vedere" è, in ogni caso, contrario<br />

all'essenza <strong>del</strong>l'uomo.<br />

L'arte di Cézanne è un caso limite. Essa è come una sottile nervatura fra l'impressionismo<br />

e l'espressionismo. Nel suo innaturale silenzio prepara lo scoppio <strong>del</strong>l'elemento<br />

extraumano. 137<br />

Una tale arte infatti fa sì che l'uomo giunga - in contrasto con l'esperienza naturale -<br />

allo stesso livello <strong>del</strong>le altre cose. Subito dopo - nell'arte di Seurat - l'uomo apparirà<br />

come una marionetta, un manichino, un automa (fig 52). Più tardi, nelle opere di Matisse,<br />

la figura <strong>del</strong>l'uomo non avrà un'importanza maggiore di quella che si da a un disegno<br />

per carta da parati. Nei cubisti, l'uomo si ridurrà a un disegno costruttivo.<br />

L'atteggiamento di questi supposti pittori puri confina qui con il patologico, con quei<br />

fenomeni morbosi consistenti nell'incapacità di sentire. In questo stato di cose, tutto è<br />

morto ed estraneo; gli uomini vedono ormai soltanto ciò che è esteriore e non potranno<br />

essere più consapevoli <strong>del</strong>la vita degli altri.<br />

Al tempo stesso il mondo comincia a perdere consistenza. Infatti, non appena compaiono<br />

fenomeni privi di significato essi vengono sentiti come fluttuanti, passeggeri,<br />

indeterminati e non come fenomeni stabili (Usnadze). Si comprende ora perché gli orientamenti<br />

che tendono verso un mondo labile s'indirizzino verso una pittura priva di<br />

significato e assoluta.<br />

IL QUADRO CHIASSOSO (IL PROBLEMA DEL MANIFESTO PUBBLICITARIO)<br />

Il capitolo che porta questo titolo deve ancora essere scritto. I problemi che lo riguardano<br />

non hanno ancora spinto gli studiosi ad approfondire la ricerca.<br />

Altre epoche e altre civiltà non conobbero il genere <strong>del</strong> manifesto pubblicitario.<br />

Questo sia detto non soltanto dal punto di vista <strong>del</strong>la cultura ma anche, e specialmente,<br />

da quello <strong>del</strong>l'arte. Il fatto ch'esso sia giunto solo raramente ad un livello di vera arte<br />

(il maggior risultato ottenuto dal manifesto artistico potrebbe essere considerata la<br />

produzione di Toulouse-Lautrec) non infirma la sua importanza.<br />

Con le prime creazioni di Chéret il nuovo quadro murale fa la sua apparizione. Tecnicamente<br />

si presenta come una litografia a tre o quattro colori. Esso è da collocare<br />

proprio nel punto in cui Teatro ed Esposizione s'incontrano. In un primo tempo è come<br />

se la pittura dei soffitti <strong>del</strong>l'ultimo periodo <strong>del</strong> barocco - magari di un Tiepolo - fosse<br />

scesa sulle pareti e fosse illuminata dalle luci <strong>del</strong>la ribalta; il che potrebbe essere paragonato<br />

alla differenza che passa fra una operetta di Offenbach e un'opera barocca. 138<br />

Già molto significativo è il ritorno <strong>del</strong> carattere piatto e l'identificazione <strong>del</strong>la dicitura<br />

con il quadro. Dall'epoca dei frontespizi dei codici miniati medievali non si era più visto<br />

niente di simile. Ed effettivamente il manifesto deve essere considerato l'applicazione<br />

profana di una scrittura ideografica le cui nuove leggi debbono ancora essere studiate;<br />

139 ma al tempo stesso esso può essere considerato l'aspetto nuovo di un'arte fantastica<br />

la quale, libera dalla costrizione <strong>del</strong> diciannovesimo secolo che la forzava a rappresentare<br />

la realtà visibile, e libera altresì da obblighi costruttivi (il manifesto realistico<br />

e prospettico ha in genere meno valore e fa anche meno effetto) ci appare - si di-<br />

137 Ibid.; cfr. anche l'introduzione al volume su Cézanne, ed. Phaidon, Vienna 1937.<br />

138 F. MAINDRON, Les affiches illustrées, Parigi 1886.<br />

139 Cfr. l'osservazione di E. GOMBRICH nella rivista "Kritische Berichte", 1932-33, fase. 2-3, p, 73; per il<br />

problema <strong>del</strong>la parola e <strong>del</strong>l'immagine cfr. il riassunto di H. JANTZEN negli atti <strong>del</strong> XIV congresso internazionale<br />

di storia <strong>del</strong>l'arte, 1936, vol. I, p. 46.<br />

6 aprile 2013

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