Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio
Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio
Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 70<br />
e prendere forma. Il tessuto non è completamente piatto ma contiene spazio: non lo<br />
spazio continuo ed omogeneo <strong>del</strong>la nostra quotidiana esperienza pratica, ma uno spazio<br />
caotico creato dai colori e unito indissolubilmente agli elementi colorati <strong>del</strong>la superficie.<br />
Quando ci si trova in un tale stato non è possibile dire ciò che in realtà significhi<br />
una linea che spicca dall'insieme colorato <strong>del</strong>le macchie. Non si può parlare neppure<br />
di illuminazione, perché l'illuminazione può risultare soltanto là dove esiste una cognizione<br />
degli oggetti e dei loro colori. La magia di questa atmosfera consiste nel fatto<br />
che tutto ci appare nuovo, la realtà di tutti i giorni acquista una singolare, primitiva<br />
freschezza e, quasi, una certa elementarità. Soprattutto il colore, libero dal compito di<br />
contrassegnare gli oggetti, assume un'intensità <strong>del</strong> tutto insolita. Nel momento in cui<br />
vi si inserisce la nostra precisa conoscenza, questo fenomeno si dissolve e l'incanto finisce<br />
(fig. 51).<br />
I quadri di Cézanne si basano su questo atteggiamento <strong>del</strong> "puro vedere" o su un atteggiamento<br />
analogo. Essi mostrano, a chi sa prescindere dalla propria conoscenza, il<br />
mondo <strong>del</strong>la realtà di ogni giorno in una maniera più significativa, anzi più reale (più<br />
"essente", se così si può dire) di quello che normalmente essa è. Ma così limitato esclusivamente<br />
alla esperienza visiva, il mondo che noi vediamo si chiude <strong>del</strong> tutto alla<br />
nostra sensibilità.<br />
Questa concezione che Cézanne addita come compito <strong>del</strong> pittore conduce, in ogni<br />
caso, ad un genere essenzialmente pittorico. Infatti, data questa limitazione al "puro<br />
vedere", il colore acquista in superficie una vita sua propria mai notata prima. Tutto<br />
viene costruito con il colore. L'elemento dinamico esistente nel colore giunge da sé al<br />
predominio e coinvolge l'ambito <strong>del</strong> quadro. Da questo punto di vista e limitata al puro<br />
colore come mezzo per ottenere l'effetto e la sostanza, la pittura di Cézanne è la più<br />
pittorica di tutte le pitture. Essa mostra ciò che di puramente pittorico esiste, in grado<br />
più o meno elevato, in ogni vera pittura, e viene, per così dire, "decantata" quasi come<br />
in una ricerca storica e presentata allo stato puro. Ma proprio per questo essa è sempre<br />
in procinto di volatilizzarsi. Analogamente Ledoux nella sua architettura moderna<br />
aveva tentato di liberare la geometria pura dai suoi legami con i valori plastici, rendendola<br />
veramente pura.<br />
Questo primo esame <strong>del</strong>l'arte di Cézanne fa sì che si possa notare, nei suoi quadri,<br />
una grande quantità di caratteristiche: si spiega ad esempio come dalla raffigurazione<br />
<strong>del</strong> volto umano resti volutamente escluso ogni contenuto sentimentale, come pure<br />
l'omogeneità di ogni oggetto visibile, ciò che contrasta in sostanza con tutte le esperienze<br />
naturali (una mela, per esempio, ha lo stesso valore fisionomico di un volto); si<br />
spiega inoltre la strana calma vegetativa dei suoi quadri, la quale non è, come si pensava,<br />
una calma vivente, bensì una calma priva di vita; la mancanza di una illuminazione<br />
uniforme; e ciò è in aperto contrasto con l'impressionismo - vi accennerò soltanto<br />
di sfuggita - l'assenza di una "composizione" intesa come la intendevano in passato.<br />
Da tutto quanto è stato detto appare evidente anche la ragione per la quale i quadri di<br />
Cézanne sono molto più naturali, molto più tendenti alla realtà di quanto non si potrebbe<br />
pensare a prima vista: constatazione questa che Novotny ha ampiamente convalidata.<br />
Quest'arte non può mai staccarsi dal suo mo<strong>del</strong>lo naturale senza abbandonare<br />
il suo principio.<br />
Anche l'impressionismo viene generalmente considerato come l'arte di ciò che appare<br />
soltanto alla vista. Ma, accostandolo a Cézanne, si può dimostrare ch'esso si appoggia<br />
per lo meno a due premesse o "immaginazioni": alla prospettiva scientifica, che deve<br />
essere sempre presupposta come impalcatura <strong>del</strong> quadro, anche se le forme si dissolvono<br />
fortemente nel colore; e all'illuminazione uniforme. Ma, quanto all'espressionismo,<br />
Cézanne è, per i suoi princìpi, "un esempio negativo <strong>del</strong>l'arte espressiva" (Novotny).<br />
La pittura astratta infine, la quale non rappresenta un mondo già esistente ma<br />
un mondo inventato, non ha nulla in comune con Cézanne, all'infuori di taluni mezzi di<br />
cui talvolta si serve.<br />
L'aspetto strano e grandioso che distingue quest'arte da tutti gli altri orientamenti<br />
artistici consiste nel fatto che essa non raggiunge la sfera <strong>del</strong>l'arte, né uscendo dal<br />
mondo <strong>del</strong>la realtà di ogni giorno, né superando o elevando quest'ultima e neppure<br />
trasfigurandola; la raggiunge ritirandosi davanti ad essa per arrivare alle origini e per il<br />
6 aprile 2013