31.05.2013 Views

Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 77<br />

Non vale considerare un tale fenomeno come una bagatella, seguendo cioè l'attitudine<br />

di coloro che trovandosi davanti a cose da essi temute, ossia davanti a tutto ciò<br />

che di repellente esiste nell'uomo e nella natura, o a quello di cui essi hanno vergogna,<br />

chiudono gli occhi come fanno i bambini o li tengono chiusi agli altri per poi negare le<br />

cose stesse; oppure alle situazioni di coloro i quali credono che per onorare il Creatore<br />

si debbano dissimulare, ignorare o negare nella creatura simili scandali, cioè che si<br />

debba mentire ad maiorem Dei gloriam (Franz von Baader). Non vale mettersi l'animo<br />

in pace pensando che si fanno queste cose come semplici stravaganze, stupidaggini o<br />

scherzi <strong>del</strong>lo spirito. Già nel 1860 Dostojevskij ne "Le memorie dal sottosuolo" si espresse<br />

profeticamente affermando che una siffatta arte, che nei surrealisti è allo stato<br />

di purezza, non soltanto può esistere, ma deve esistere se si considerano le condizioni<br />

nelle quali la nostra società è stata in genere formata. Il surrealismo è, in sostanza,<br />

l'ultimo frettoloso passo verso lo sfacelo <strong>del</strong>l'arte e <strong>del</strong>l'uomo, sfacelo che Nietzsche<br />

aveva già sperimentato quando, nel 1881, scrisse il suo frammento "l'uomo pazzo":<br />

"non seguitiamo forse a precipitare? All'indietro, di fianco, in avanti, da tutte le parti?<br />

Esiste ancora il "sopra" e il "sotto"? Non andiamo forse vagando attraverso l'infinito<br />

nulla? Non ci alita forse in faccia il freddo spazio? Non si è fatto forse ancora più freddo?".<br />

Capitolo sesto<br />

IL SENSO DEL FRAMMENTO<br />

I pericoli <strong>del</strong>le varie arti - che caratterizzano un'epoca ma non la determinano - sono<br />

vari per misura e per forma. Più compromessa è l'architettura. Dal 1770 essa minaccia<br />

infatti di dissolversi in geometria pura e in pura costruzione e di perdere così la<br />

sua vera natura. D'altro canto i suoi pericoli sono anche la negromanzia e l'istrionismo.<br />

Quasi altrettanto minacciata è la pittura. Una <strong>del</strong>le minacce è la fotografia, minaccia<br />

che però non è mai così mortale come la costruzione per l'architettura. Un'altra è l'astrazione<br />

che - portata alle sue estreme conseguenze - non farebbe che trasformare la<br />

pittura in un mo<strong>del</strong>lo vuoto, privo quindi di qualsiasi contenuto. Ciò è stato tentato<br />

ma, a quanto sembra, senza successo. L'imitazione degli stili passati, grave pericolo<br />

per l'architettura, non costituisce per la pittura una vera e propria minaccia; fra i pittori<br />

le soggiacciono solo i più deboli, fra gli architetti invece anche gli spiriti più forti. Il vero<br />

e proprio pericolo per la pittura si manifesta proprio quando essa si trova al suo apice,<br />

ossia all'epoca di Cézanne: è il pericolo cioè di perdere, al di là <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong><br />

puro colore, il mondo <strong>del</strong>l'uomo abbassando l'uomo stesso.<br />

Soltanto lo scultore conserva durante tutto il secolo diciannovesimo un poco di<br />

quella dignità umana che in lui, a differenza degli altri, non può andar perduta. II suo<br />

pericolo è di lasciarsi trasportare dalla pittura o di irrigidirsi in un classicismo senza<br />

vita. Gli scultori sono, in genere, più seri degli architetti e dei pittori, sono più profondi.<br />

La prova è che proprio uno scultore - Rodin - è una tra le figure più venerabili<br />

<strong>del</strong>l'arte <strong>del</strong> secolo diciannovesimo.<br />

All'epoca in cui avvengono tutte queste crisi, la scultura sì dimostra l'arte veramente<br />

conservatrice. È vero però che, come la pittura, essa ha tendenza a divenire piatta. La<br />

scultura <strong>del</strong> secolo diciannovesimo si ritira spesso – senza dare troppo nell'occhio - in<br />

un invisibile appiattimento. Le idee che più tardi, nel medesimo secolo, lo scultore Hildebrand<br />

(1847-1921) sosterrà anche teoricamente, avevano già cominciato a manifestarsi<br />

quando il barocco era al suo termine, quando cioè la scultura a tutto tondo diviene<br />

una "arte nascosta <strong>del</strong> rilievo". I passaggi di questo processo sono tuttavia quasi<br />

impercettibili e non possono manifestarsi ad una osservazione superficiale. Come nella<br />

pittura, anche nella scultura si nota, fin dalla fine <strong>del</strong> secolo diciannovesimo, una certa<br />

labilità. Un tema come "L'acrobata" di Rodin non era immaginabile, non soltanto nell'epoca<br />

barocca ma in tutta l'arte europea a cominciare dall'arte antica cretese in poi (. Il<br />

tema principale <strong>del</strong>la scultura resta tuttavia, quasi esclusivamente, quello che già era<br />

6 aprile 2013

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!