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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 137<br />

coscienza che nel <strong>centro</strong> perduto sta il trono vuoto <strong>del</strong>l'etimasia, in attesa di accogliere<br />

l'Uomo perfetto, l'Uomo-Dio.<br />

Coloro che hanno questa coscienza e che sanno custodirla, vedranno la "nuova era",<br />

anche se ad essi non sarà dato di entrarvi.<br />

***<br />

Aggiunta alla quarta edizione (1951)<br />

QUATTRO MANIERE DI CONSIDERARE L'ARTE<br />

"Imparate a pensare chiaramente; saprete allora amare con ardore" (Friedrich Schiller).<br />

Chi sostiene che il <strong>centro</strong> è perduto può, in precedenza, essere certo di doverne<br />

sperimentare le conseguenze sulla propria persona. Costui sarà avversato tanto da coloro<br />

che respingono il nuovo solo per il fatto ch'esso non è usuale, quanto da coloro<br />

che ne fanno propaganda solo perché esso è opportuno, moderno e perciò "interessante".<br />

"Passatisti" e futuristi sono segreti alleati. Secondo Franz von Baader, la mancata<br />

evoluzione provoca la violenta rivoluzione, perché la sostanza può essere conservata<br />

soltanto se viene continuamente rinnovata. Ma il peggio è che chi sostiene la perdita<br />

<strong>del</strong> <strong>centro</strong> avrà come alleati indesiderabili coloro i quali in questo <strong>centro</strong> vorrebbero<br />

intendere tutto ciò che li trattiene dal cimentarsi ad osare lo stirb und werde goethiano,<br />

senza il quale il "vero" <strong>centro</strong> non può essere né mantenuto e neppure recuperato.<br />

233 Il <strong>centro</strong> non è, infatti, il fiacco compromesso che serve a livellare le tendenze<br />

estreme, ma la carica di forza e di luce che si sprigiona dagli estremi.<br />

Se questo malinteso sentimentalismo sembra essere la inevitabile conseguenza <strong>del</strong>la<br />

perdita <strong>del</strong> <strong>centro</strong>, non manca neppure il malinteso intellettualismo di quei critici i<br />

quali non hanno capito né la concezione né il metodo di questa ricerca. Questo libro si<br />

basa, infatti, su constatazioni tratte dalla storia <strong>del</strong>l'arte e da quella <strong>del</strong> pensiero; ma<br />

l'impulso nasce unicamente dalla maniera di considerare il problema, maniera che viene<br />

erroneamente chiamata critica ma che, in realtà, vorrebbe essere una diagnosi <strong>del</strong>lo<br />

spirito <strong>del</strong> nostro tempo in base alle creazioni <strong>del</strong>l'arte, sia quelle riuscite sia anche<br />

quelle non riuscite. Chi, non tenendo conto di una precisa esortazione (vedi Prefazione)<br />

considera questo libro come un sunto <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>l'arte di quest'epoca senza<br />

trovare in esso una completa valutazione sull'arte dei singoli artisti, non approda a<br />

nulla.<br />

Poiché tanti critici si sono preparati questa sorte con le loro proprie mani, sarà utile<br />

mettere una buona volta in chiaro - sia pure servendosi di un rozzo schema - quale sia<br />

il posto che, fra tutte le interpretazioni sull'arte, è occupato da quel modo di considerare<br />

gli avvenimenti spirituali come sintomi (e talvolta anche simboli) di avvenimenti<br />

spirituali che riguardano noi tutti.<br />

L'arte non consiste nel complesso <strong>del</strong>le sue manifestazioni; ma nelle sue singole<br />

creazioni. Giudicare vere creazioni artistiche esclusivamente come sintomi, sarebbe fare<br />

loro torto, ma un torto maggiore sarebbe quello di ritenerle esclusivamente mo<strong>del</strong>li<br />

e tappe provvisorie di un processo stilistico, non altrimenti di come usano fare da lungo<br />

tempo coloro che considerano l'arte dal punto di vista puramente stilistico, livellandone<br />

sia le differenze di rango e di valore, sia anche i vari sintomi che in essa si manifestano.<br />

234<br />

La prima maniera - la più conforme all'arte - è perciò quella di considerare anche le<br />

opere d'arte legate al tempo al di fuori <strong>del</strong>la temporalità. Alla luce di queste realtà le<br />

vere opere d'arte di ogni tempo, qualunque sia il linguaggio che esse parlano, entrano<br />

a far parte di una comunità fuori <strong>del</strong> tempo, paragonabile in un certo senso alle comu-<br />

233 E questo sia detto nonostante ciò che è stato scritto in precedenza e altrove.<br />

234 Perciò Benedetto Croce ha continuamente parlato contro questa specie di considerazione che non è<br />

una storia <strong>del</strong>l'arte nel senso rigoroso <strong>del</strong>la parola.<br />

6 aprile 2013

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