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Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio

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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 67<br />

brandt dà di Ganimede. Nel genere letterario <strong>del</strong>la parodia degli dèi questo processo<br />

ebbe inizio già prima, ma solo ora, nel momento stesso in cui l'architettura si svincola<br />

dai mo<strong>del</strong>li antichi, esso irrompe con violenza rivoluzionaria. Le serie di Daumier "Fisionomie<br />

tragiche" e "Storia antica" - ambedue degli anni fra il 1840 e il 1850 - immediatamente<br />

seguite dalle "Imprese di Ercole" di Doré, 132 uccidono le antiche divinità<br />

con il ridicolo, come farà più tardi, nell'operetta, J. Offenbach. Da allora, queste divinità<br />

non sono mai più tornate a essere veramente vive.<br />

Il metodo positivo <strong>del</strong>la deformazione rende l'uomo diverso; lo rende un uomo inferiore.<br />

Esso si serve dei medesimi sistemi dei quali si era servito fino ad allora il quadro<br />

occidentale per rappresentare l'inferno.<br />

L'espressione <strong>del</strong>l'uomo si muta in smorfia; egli sembra una caricatura, un aborto,<br />

una bestia, uno scheletro, uno spettro, un idolo, una bambola, un sacco, un automa;<br />

appare inoltre brutto, sospetto, informe, grottesco, osceno. Le sue azioni acquistano i<br />

caratteri <strong>del</strong>l'insensatezza, <strong>del</strong>la menzogna, <strong>del</strong>la commedia, <strong>del</strong>la brutalità, <strong>del</strong> demoniaco.<br />

Chi non sapesse che cosa significano le caricature, le vedrebbe come un pandemonio<br />

proiettato nel mondo <strong>del</strong>l'uomo. In realtà, la caricatura nel suo punto culminante<br />

è quella forma che, alla metà <strong>del</strong> secolo, accettò l'immagine <strong>del</strong>l'inferno, entrata<br />

con Goya a far parte <strong>del</strong> nostro mondo.<br />

Ma questo inferno secolarizzato appare adesso con un altro contrassegno: quello<br />

<strong>del</strong>la comicità. Questo carattere manca <strong>del</strong> tutto in Goya; è impossibile considerare<br />

comiche le sue visioni. La comicità toglie alla caricatura quel che di angoscioso, ma<br />

non le toglie l'elemento impressionante. Inoltre, questa deformazione non si riferisce<br />

al mondo intero, ma si scaglia soltanto contro l'avversario che vuole combattere, specialmente<br />

contro l'avversario politico e contro tutto ciò che si vuole rendere oggetto di<br />

ridicolo.<br />

Per <strong>del</strong>ineare con esattezza il processo mediante il quale le caricature vengono considerate<br />

sintomi, occorre distinguere fra il motivo che ha determinato la caricatura e la<br />

sua applicazione, ossia fra il suo senso interiore e quello pratico, o meglio sociologico.<br />

La prima molla è il dubbio - o anche la disperazione - <strong>del</strong>l'uomo per la propria anima<br />

e per la propria bellezza. La forma convenzionale <strong>del</strong>la caricatura è il pretesto esteriore<br />

per cui questa esibizione <strong>del</strong>l'uomo può svilupparsi chiaramente.<br />

A differenza <strong>del</strong>le caricature molto più cru<strong>del</strong>i e ciniche <strong>del</strong>l'inizio <strong>del</strong> secolo ventesimo,<br />

in Daumier il dubbio nei riguardi <strong>del</strong>l'uomo è tuttavia mitigato dalla coscienza<br />

<strong>del</strong>la grandezza di esso. "La deformazione <strong>del</strong>la caricatura è compensata da un senso<br />

tanto maggiore per la grandezza <strong>del</strong>l'uomo e per la sua miseria" (K. Bertels). 133 Ambedue<br />

si dissolvono nell'esperienza <strong>del</strong>la tragicommedia.<br />

All'inizio <strong>del</strong> secolo 20° queste contrapposizioni vengono messe da parte e, accanto<br />

a una nuova spietata caricatura che denigra interiormente l'uomo, l'immagine <strong>del</strong>l'uomo<br />

sfigurato che soggioga l'artista in maniera irresistibile si mostrerà senza maschera<br />

nelle immagini umane <strong>del</strong>l'arte moderna, in quelle immagini che all'uomo ingenuo appaiono<br />

come spaventose caricature e che sono veramente generate nelle stesse buie<br />

profondità <strong>del</strong>l'abisso.<br />

L'ASSURDITÀ DEL MONDO (GRANDVILLE)<br />

Dopo aver osservato la degradazione <strong>del</strong>l'uomo in queste forme estreme, la si osserverà<br />

anche nelle sue manifestazioni più attenuate, che ormai non sono nemmeno<br />

più caricature.<br />

In Grandville, per esempio, un mezzo molto semplice per operare questa degradazione<br />

è il guardare il mondo degli uomini da una prospettiva a volo di uccello, ed è<br />

stupefacente notare come gli avvenimenti <strong>del</strong>la vita appaiano, così rimpiccioliti, svalutati,<br />

privati <strong>del</strong>la loro importanza e <strong>del</strong>la loro dignità.<br />

132 Edizione originaria 1847, nuova edizione pubblicata da W. FRAENGER, Zurigo 1922.<br />

133 Cfr. H. SEDLMAYR, Grösse und Elend des Menschen, Vienna 1948.<br />

6 aprile 2013

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