Perdita del centro - Università Gabriele d'Annunzio
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Seldmayr PERDITA DEL CENTRO 99<br />
una trasformazione nell'intimo <strong>del</strong>l'uomo stesso, dove esiste soltanto "la causa", nel<br />
senso completo <strong>del</strong>la parola; la quale "causa" consiste in un atto di libera decisione. Ed<br />
è lecito ammettere come ipotesi, peraltro ben fondata, che questa trasformazione, cioè<br />
questo atto consista in un chiudersi <strong>del</strong>l'uomo di fronte alla realtà superiore.<br />
Inoltre, il deciso orientamento <strong>del</strong>lo spirito umano verso le forme inferiori <strong>del</strong>la natura,<br />
di per sé non produrrebbe ancora un turbamento se esso fosse equilibrato da<br />
quelle forze umane nate per forme più alte <strong>del</strong>l'essere, nelle quali l'uomo ha la sua patria.<br />
Anche un temporaneo spostamento <strong>del</strong> <strong>centro</strong> di gravità nell'opera spirituale<br />
<strong>del</strong>l'uomo verso la zona <strong>del</strong>l'inorganicità (spostamento dovuto forse all'incapacità di<br />
spiegare contemporaneamente e ordinatamente tutte queste forze) porterebbe soltanto<br />
un turbamento passeggero, un disturbo di crescenza, più che una vera e propria<br />
malattia. E questo stato continuerebbe sempre, se l'uomo non dimenticasse che esistono<br />
nel mondo stati superiori e se, dopo aver dominato le forze naturali inferiori, si<br />
decidesse a tendere verso quella zona più alta con uguale anelito spirituale. Il solo<br />
svincolarsi dalla realtà superiore fa sì ch'egli piombi nella inorganicità.<br />
Dal punto di vista <strong>del</strong>la conoscenza, il chiudere se stessi agli impulsi provenienti<br />
dall'alto si basa su un errore. Ma spiritualmente parlando, si basa invece sull'orgoglio -<br />
l'orgoglio <strong>del</strong>la ragione umana che si crede autonoma - e sulla disperazione. Il peccato<br />
significa, in ogni tempo, un estraniarsi dalla vita divina (questa concezione è andata<br />
<strong>del</strong> tutto perduta nell'uomo dei secoli diciannovesimo e ventesimo: oggi, nella migliore<br />
<strong>del</strong>le ipotesi, l'uomo riesce ancora a capire il peccato in maniera grettamente morale,<br />
ma non riesce a considerarlo come un turbamento <strong>del</strong> cosmo umano, <strong>del</strong>l'intera vita e<br />
<strong>del</strong>le fonti di essa). I due tipici peccati originali che spiegano la particolare decadenza<br />
<strong>del</strong>l'uomo moderno e danno all'epoca l'impronta di una maggiore durezza e di maggiore<br />
decomposizione sono dunque l'orgoglio e lo sgomento intellettuali. "Nella colpa<br />
tutti siamo autonomi" (Th. Haecker).<br />
Questo processo inferiore si svolge dapprima in una piccola élite. Esso acquista forma<br />
<strong>del</strong> legame che si stabilisce tra la fioritura <strong>del</strong>la scienza inorganica e il capitalismo<br />
moderno, le cui radici più profonde, anche se non le uniche, sono state anch'esse localizzate<br />
in avvenimenti di carattere storico-religioso. 184 Frutto di questo legame è l'industria<br />
moderna. Il processo acquista un potente dinamismo non appena si formi, con<br />
il lavoratore <strong>del</strong>l'industria, un tipo di uomo che diviene sempre più frequente e che durante<br />
tutta la sua vita non si occupa ormai di altro se non di inorganicità. Lo sconvolgimento<br />
<strong>del</strong>l'intera società si compie sino alla fine e, riferendosi a questo tipo di uomo,<br />
tende a fissare stabilmente lo spirito umano al livello <strong>del</strong>l'inorganicità. Il tipo <strong>del</strong>l'uomo<br />
inorganico viene proclamato universalmente valido.<br />
ALTRI FATTORI<br />
L'identificazione dei fattori storico-spirituali <strong>del</strong>la vita moderna in generale e <strong>del</strong>l'arte<br />
moderna in particolare dovrebbe essere completata da un esame dei fattori sociologici,<br />
esame per il quale mancano ancora tutte le premesse. Infatti, tali concezioni possono<br />
essere sostenute efficacemente solo da uomini che per la loro natura fisica e spirituale<br />
siano particolarmente portati a immedesimarsi in quelle determinate ideologie e<br />
che come loro qualità precipua rechino forse in sé la capacità analitica, capacità che,<br />
secondo il Kretschmer, rappresenta il numero "radicale" una specie umana ben definita<br />
e che fornisce, in certo senso, il terreno sul quale cresce la forma spirituale <strong>del</strong> pensiero<br />
"analitico". D'altra parte, però, tali concezioni debbono esplicarsi in un ordine sociale<br />
per il quale esse siano adatte e dal quale vengano inquadrate. "Fra le caratteristiche<br />
che hanno contraddistinto le tendenze degli artisti moderni sono la ribellione, il cinismo,<br />
l'atteggiamento sardonico, la perversità, la disillusione, la disperazione. E tutto<br />
questo è scaturito direttamente dal terreno <strong>del</strong>la nostra cultura <strong>del</strong> secolo ventesimo.<br />
Se nell'arte moderna esiste qualche cosa di terribile e perfino di spaventoso, le radici di<br />
184 MAX WEBER, Gesammelte Aufsätze zur Religionssoziologie, vol. I, Tubinga 1920.<br />
6 aprile 2013